Un Bologna ancora difficile da capire e giudicare. Sessanta minuti in superiorità numerica sono tanti...

Un Bologna ancora difficile da capire e giudicare. Sessanta minuti in superiorità numerica sono tanti…

Tempo di Lettura: 2 minuti

Non riesco a capire cosa voglia fare questo Bologna: ok, non vediamo più il pressing alto e l’uomo contro uomo a tutto campo, ma neanche una squadra interamente sotto la linea della palla pronta alla ripartenza; non vediamo più il palleggio da dietro (per buona pace dei suoi detrattori), ma nemmeno la palla lunga sulle punte se non in maniera sporadica; non andiamo in profondità e allora proviamo in ampiezza ma riempiendo poi poco l’area, avendo col nuovo modulo un attaccante in meno per un difensore in più e un centrocampista sempre bloccato.

Il piano tattico è girare attorno ad Arnautovic con qualche rotazione offensiva (che resta comunque un marchio di fabbrica), qualche sovrapposizione scolastica dei quinti e tanti tiri dalla distanza, unica vera novità rispetto al passato.

Tutto ciò non è sufficiente per prendere in mano le partite con decisione, tanto da non riuscire a dominare il palleggio pur giocando per sessanta minuti in superiorità numerica. Insomma, fatico a comprendere quale sia la strada che Mihajlovic ha intrapreso.

Io non vivo di certezze e la classifica, che poteva persino essere più generosa, continuo a non farmela bastare per giudicare una squadra, mentre le prestazioni di quest’anno dei rossoblù mi lasciano sempre un po’ perplesso, anche se intravedo nei calciatori una sorta di tranquillità su ciò che sono chiamati a fare: la squadra sembra rinfrancata da questa ‘normalità’ tattica, una comfort zone dopo due stagioni a manetta evidentemente gradita alla maggioranza dei giocatori, che preferiscono svolgere il loro compito tattico invece di osare qualcosa in più. Tutto poco entusiasmante per il sottoscritto.

Riguardo ai cambi, faccio notare come Mihajlovic in conferenza stampa abbia fornito le giuste motivazioni, per cui nulla da ridire: mi trovo pienamente d’accordo. E se l’interpretazione da quinto di Skov Olsen è stata blandamente recepita da quest’ultimo, urge semmai una riflessione proprio sul ragazzo, che non dà mai l’idea di essere ‘dei nostri’, di giocare per noi.

Chiudo ricordando che si dovrebbe tenere conto del fatto di aver giocato per sessanta minuti con un uomo in più: dalle analisi sembra che in molti lo abbiano dimenticato, concentrandosi sulle sviste arbitrali. Ma sessanta minuti in inferiorità numerica sono tanti, tantissimi per non essere critici verso il Bologna di ieri, a prescindere da Abisso e Skorupski.

Tosco – www.madeinbo.tv

© Riproduzione Riservata

Foto: Getty Images