Bologna c'è

Bologna c’è

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Bologna c’è, non da ieri ma da due anni abbondanti a questa parte.
C’è sul campo (moltissimo) e nei media (ancora non abbastanza), che se davvero Bologna è una regola bisognerebbe rispettarla di più.
Per un giorno, però, non ci ha pensato nessuno.
Ieri Bologna c’è stata per le strade, si è manifestata sui balconi e nelle vetrine dei negozi.
C’è stata nelle sue contraddizioni di città che si è risvegliata da un lungo torpore e da due stagioni sta vivendo un sogno, riscoprendo maglie a bandiere che forse si era persino dimenticata di avere.
Bologna c’è e ha voluto farsi sentire. Al passaggio del pullman con sopra la squadra, in parecchi hanno cantato e gridato, qualcuno ha solo mormorato un «grazie» e c’è stato anche chi non è riuscito a dire niente. Ma non importa, perché parlavano i suoi occhi.
È stata la festa di tutti, tre generazioni hanno camminato lungo le stesse vie.
C’era chi ha visto Bulgarelli e il suo 8 che era amore infinito, e c’era chi a quei tempi non era ancora nato e oggi sta rinascendo, una gioia dopo l’altra.
C’era chi ha visto vincere la Rondinella e chi è uscito orgoglioso da Anfield, c’erano quelli che non si innamorano più di un calciatore dai tempi di Villa e i cinni con le maglie di Orsolini, chi lo scorso agosto predicava calma e quelli dei gol di Bani. A proposito, chi li ha poi fatti i gol di Bani?
Insieme hanno riempito una città che a vederla dall’alto sembrava così piena e così giusta, nel suo lungo vestito rossoblù, che viene spontaneo sperare non rimanga mai più nuda tanto a lungo.
Bologna si è rimessa in mostra, si è fatta bella. Si è mossa, si muove e si muoverà con ogni mezzo.
Bologna c’è stata nei treni che portavano a Roma e ci sarà sugli aerei che presto sorvoleranno ancora l’Europa.
Bologna ieri pomeriggio era su un pullman che ha attraversato una città. Quella città che anche per giocatori e allenatori non è più un luogo di transito, ma finalmente un posto in cui restare.
Perché essere a Bologna è un privilegio, non più un’occasione. E rimanere, scoprire dove porteranno le prossime svolte, è una splendida opportunità.

Fabio Cassanelli

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