Bologna, mercato scarno ma oculato. Per la squadra un inizio difficile, ma i tre nuovi innesti si stanno facendo valere

Bologna, mercato scarno ma oculato. Per la squadra un inizio difficile, ma i tre nuovi innesti si stanno facendo valere

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Due dei tre innesti arrivati a Bologna nella finestra estiva di mercato si sono presi fin da subito la titolarità. Nel caso di Aaron Hickey complice l’infortunio di Mitchell Dijks, ma lo scozzese si è guadagnato ogni riconferma sul campo, mentre Emanuel Vignato lascia intravedere lampi molto interessanti ogni volta che mette piede sul terreno di gioco. Magari Lorenzi De Silvestri, come terzino destro, ruba meno l’occhio rispetto a quanto l’anno scorso facesse Takehiro Tomiyasu, ma questo è dovuto in particolare ai diversi compiti tattici che Sinisa Mihajlovic ha assegnato al laterale ex Torino. Senza contare che, sul piano prettamente difensivo, dall’alto della sua esperienza il classe ’88 offre maggiori garanzie rispetto al giapponese.
La bontà delle prestazioni dei tre volti nuovi è stata sì sottolineata, ma ha finito per essere inquinata dalle cinque sconfitte nelle prime sette partite di campionato, dall’imbattibilità del portiere che resta un miraggio, dalla contemporaneità di lunghi infortuni che hanno privato la formazione di pedine importanti, e più in generale dalla consapevolezza che con buona probabilità i rossoblù disputeranno un’altra stagione interlocutoria.
La rosa, però, ha un valore complessivo piuttosto distante dall’attuale classifica, due delle operazioni in entrata sono state effettuate per puntellare una retroguardia ancora migliorabile e sicuramente non più debole rispetto a quella dello scorso anno (per cosa, per la cessione di Bani, con tutto il rispetto e la gratitudine verso Mattia?), e non si ricorda mai a sufficienza quanto la sola presenza quotidiana del mister a Casteldebole significhi per il gruppo in termini di possibilità di crescita.
Nonostante la tenacia che lo ha portato a seguire il lavoro dei suoi ragazzi anche da remoto, da una stanza d’ospedale, Mihajlovic ha sostanzialmente perso un anno di lavoro con la squadra. Il perché lo sappiamo tutti: quando finalmente ha allontanato l’incubo della leucemia, il mondo ha conosciuto lo stramaledetto COVID-19, e il microcosmo (neanche tanto micro) del calcio ne è uscito stravolto.
È naturale che si possa storcere il naso alla luce dei soli sei punti ottenuti dopo sette giornate, ma i risultati andrebbero pesati al netto delle attenuanti generate dalle contingenze calcistiche ed extra-calcistiche. Il comprensibile malcontento momentaneo non faccia perdere di vista il disegno più ampio, ovvero la bontà del lavoro di una società che sta cercando di credere in un progetto a lungo termine durante un periodo storico in cui è in bilico persino il domani.

Fabio Cassanelli

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