Bologna-Mihajlovic, un'apparente insofferenza reciproca. Si può e si deve fare meglio, ma Sinisa è ancora l'uomo giusto?

Bologna-Mihajlovic, un’apparente insofferenza reciproca. Si può e si deve fare meglio, ma Sinisa è ancora l’uomo giusto?

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Le storie d’amore non finiscono mai quando si sbatte la porta, ma quando s’insinua il nemico più subdolo: l’insofferenza. Bologna e Mihajlovic sono ad un passo dal farsi travolgere da questo malanno, che nei rapporti umani si nutre di frasi non dette, verità pronunciate a mezza bocca, sottintesi equivocati, pigrizia e senso di impotenza di fronte alla prevedibilità delle cose. Quando il serbo salvò il Bologna da una B quasi certa era l’allenatore più richiesto della Serie A. Lo avvicinarono le due squadre romane, il Napoli, la Sampdoria, ci pensò anche la Juventus. In quei giorni il suo uso del condizionale non sfuggì né ai tifosi né ai dirigenti, ma era evidente che al salvatore della patria fosse concessa una mezzora di riflessione per guardarsi attorno.
Oggi le cose sono diametralmente cambiate. Sinisa oscilla sempre di più tra un aziendalismo di maniera e un’insofferenza malcelata, che traspira ad ogni conferenza (le frasi sullo ‘sconosciuto’ Posch, il gelo su Sartori). Ma più delle frasi conta il clima che si respira nell’ambiente, oppresso da una cappa di apparente immutabilità. Ora bisogna capire se questa insofferenza è reciproca, oppure no. L’impressione è che il credito e la fiducia riposta in Mihajlovic si siano congelati, come un conto corrente a interessi zero: non si va in rosso, ma nemmeno tanto in attivo. Nessuno crede che il mister abbia il gruppo fuori controllo: lo dimostra l’atteggiamento dei giocatori, mai rinunciatario, eppure molto diverso da quello che sarebbe lecito aspettarsi. Di sicuro, dopo tre campionati interi, è abbastanza evidente come questo allenatore non possa ripetere l’exploit di fine 2018/19, una circostanza relegata alla categoria dell’irripetibile, sebbene la squadra che realizzò 30 punti in 17 partite non fosse certo migliore di quella attuale.
Sinisa ha chiesto spesso di essere valutato come allenatore, a prescindere dalla sua malattia. È quello che abbiamo sempre fatto raccontando la lunga parabola del suo incarico, che dal febbraio 2019 ha prodotto un oscillogramma di punti tra i 41 e i 47, un andamento sostanzialmente identico e autoreplicante, separato da appena due vittorie di differenza tra l’apice più alto e il punto più basso. Possibile che il Bologna sia confinato in questa zona grigia nonostante ogni anno sforni talenti rivenduti a cifra doppia? Possibile. Ma se è davvero impossibile fare meglio, forse è giunta l’ora di dirselo, anziché riecheggiare ogni volta il solito ritornello dei 51 punti +1. Bisogna fare di più, tutti. Per una volta lo chiediamo anche a chi regge il timone di questo gruppo.

Luca Baccolini

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Foto: Getty Images (via OneFootball)