Caro Aurelio, chi è la minuzzaglia adesso?

Caro Aurelio, chi è la minuzzaglia adesso?

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Potrebbe sembrare una tempistica un po’ inopportuna ricordare, proprio oggi, col Napoli ansimante a -13 dal BFC, ciò che il patron Aurelio De Laurentiis disse a proposito dei rossoblù, definiti «minuzzaglia» dopo che un Napoli-Bologna di metà settembre 2016 attirò allo stadio San Paolo meno di 20.000 spettatori, ottimo pretesto per incolpare dello scarso interesse la squadra avversaria. Ma Internet ha la memoria lunga e raramente concede il beneficio dell’oblio. Soprattutto quando in ballo c’è la dignità di una tifoseria e l’onore inscalfibile della storia, che vede il Bologna nettamente davanti al Napoli sia in ambito nazionale che nel perimetro europeo.
Se su Google si digita ‘De Laurentiis’ e poi ‘Bologna’, dopo un paio di notizie legate al toto-allenatore (il prossimo, a Napoli, potrebbe essere l’ex rossoblù Stefano Pioli) spunta subito la parola con cui il patron partenopeo appellò i felsinei otto anni fa, la famosa «minuzzaglia» che fece infuriare tutti noi, non per l’offesa in sé ma per quello che tale pensiero tracotante si portava dietro: l’idea che la competizione sportiva debba essere riservata all’aristocrazia economica e al bacino d’utenza.
In quell’occasione De Laurentiis cercò di spiegare goffamente le ragioni di uno stadio San Paolo semivuoto: «Se cominciamo a levare la minuzzaglia dal campionato, poi vediamo quanto gente c’è. Facciamo un torneo a dieci squadre», suggerì il produttore cinematografico di Vacanze di Natale, lanciando implicitamente l’idea di una Super Lega italiana, ma ignorando il fatto che in quell’ipotetica quanto arbitraria top 10 ci starebbe di diritto pure il BFC coi suoi sette scudetti in bacheca, cinque in più degli azzurri di allora, quattro se aggiorniamo il conto al presente.
Ora che la «minuzzaglia» è ad un passo dalla Champions League, e il Napoli seriamente a rischio di non prendere parte nemmeno ad una competizione europea, bisognerebbe chiedere a De Laurentiis cosa si provi ad essere passati repentinamente dallo scudetto a metà classifica. Ma la migliore risposta, in realtà, gliel’ha già fornita Thiago Motta la scorsa estate, rifiutando di allenare i partenopei e scegliendo di proseguire col Bologna. In quel ‘no’ c’è tutto il nostro sorriso.

Luca Baccolini

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Foto: Getty Images (via OneFootball)