I giovanissimi rossoblù scalpitano, diamogli ancora più spazio per un finale di stagione con la giusta fame

I giovanissimi rossoblù scalpitano, diamogli ancora più spazio per un finale di stagione con la giusta fame

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Ravaglia, Antov, Khailoti, Hickey, Baldursson, Vignato, Pagliuca, Juwara, Rabbi e Vergani. Manca solamente un tassello e sarebbe una squadra di calcio. In realtà, sono gli elementi che hanno giocato meno nel Bologna fino ad ora. Ma entriamo nel dettaglio:

  • Federico Ravaglia, 21 anni, 180 minuti, 2 presenze da titolare;
  • Valentin Antov, 20 anni, 103 minuti, 2 presenze (1 da titolare);
  • Omar Khailoti, 19 anni, 27 minuti, 1 presenza (0 da titolare);
  • Aaron Hickey, 18 anni, 763 minuti, 11 presenze (1 da titolare);
  • Andri Fannar Baldursson, 19 anni, 122 minuti, 5 presenze (1 da titolare);
  • Emanuel Vignato, 20 anni, 814 minuti, 25 presenze (7 da titolare);
  • Mattia Pagliuca, 18 anni, 12 minuti, 1 presenza (0 da titolare);
  • Musa Juwara, 19 anni, 31 minuti, 2 presenze (0 da titolare);
  • Simone Rabbi, 19 anni, 31 minuti, 4 presenze (0 da titolare);
  • Edoardo Vergani, 20 anni, 11 minuti, 1 presenza (0 da titolare).

Totale minuti giocati: 2.094. Tanti numeri, ma cosa significano? Niente, se non vengono comparati a qualcosa. E allora facciamolo.
Martedì e mercoledì si è disputato il ritorno dei quarti di finale di Champions League, e in due giornate si sono visti tanti giovani dei quali molti titolari. Ecco qualche esempio…
Jude Bellingham, centrocampista del Borussia Dortmund, ha 17 anni, e oltre ad essere diventato il più giovane calciatore inglese a segnare una rete in Champions ha giocato in Bundesliga 1.334 minuti, per complessive 24 presenze (15 dall’inizio). Ricordate il numero di prima? Nessun problema, ve lo riscrivo: 2.094. Esatto, il 17enne Bellingham ha accumulato da solo ben oltre la metà dei minuti dei dieci calciatori felsinei esaminati, che hanno un’età media di 19,3 anni.
Qualcuno ora dirà: «Va bene, ma è un caso. Quanti altri 17enni hanno giocato così tanto nel proprio club?». Giusto, acuta osservazione. Infatti il ragazzo inglese è l’unico minorenne con questi numeri, ma salendo di poco e passando ai maggiorenni ne possiamo trovare a sufficienza. Da Phil Foden (20 anni), centrocampista del Manchester City che ha giocato 1.358 minuti (24 presenze, 14 da titolare), a Reece James (21), difensore del Chelsea impiegato per 1.823 minuti (25 presenze, 19 da titolare), passando per Vinicius Junior (20) del Real Madrid con 1.473 minuti giocati (27 presenze, 15 da titolare). Per non parlare di un fuoriclasse assoluto come Erling Haaland, 20 anni e 1.962 minuti nella Bundesliga 2020-2021, con 23 presenze di cui 21 dall’inizio. Tutti talenti di altissimo livello, vero, ma anche maglie pesanti da indossare.
Dopo questa carrellata di statistiche, arriviamo al concetto chiave del discorso. Visti i suddetti numeri, ma considerando che comunque il Bologna è una società virtuosa relativamente al lavoro svolto coi giovani (sia in Prima Squadra che nel settore giovanile) e alla fiducia che gli viene conferita, anche per merito di un allenatore come Sinisa Mihajlovic che non ha paura a mandarli in campo, perché non spingersi ancora oltre nelle ultime otto giornate? La salvezza, Spezia e Torino permettendo, è pressoché in ghiaccio, e il rischio di rilassarsi (guai se accadesse, sia chiaro) è sempre dietro l’angolo, dunque potrebbe essere una buona idea quella di valorizzare ulteriormente i ragazzi presenti in rosa. Del resto, i segnali inviati finora dai vari Vignato, Juwara, Antov, Hickey (ora infortunato) e pure Rabbi, quando chiamato in causa nel girone d’andata, sono stati molto positivi, e la loro fame e voglia di emergere può trasformarsi in benzina per il motore di una squadra chiamata a non fermarsi.
Magari non diventeranno Foden, Haaland o Bellingham, ma tentar non nuoce. Chi ha lanciato nel calcio che conta un fenomeno come Donnarumma, solo per citarne uno, non ha bisogno del consiglio di un aspirante giornalista. Tuttavia, visto che non ci stiamo giocando nulla di concreto, accetterei più volentieri un ipotetico errore di Antov piuttosto che un altro di Danilo, o un gol sbagliato da Rabbi anziché l’ennesimo da Palacio: servirebbe a loro per crescere, e all’area tecnica per capire chi potrà realmente far parte del BFC di domani.

Samuele Manzoni

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