Vincenzo Italiano ha detto quello che più o meno pensiamo tutti: «Assurdo giocare il campionato col mercato aperto». Assurdo e illogico, come ha fatto notare il tecnico con un’immagine efficacissima, cioè «vedere al campo giocatori che parlano al telefono con gli agenti prima di allenarsi».
Ma se questa è la situazione, di cui ogni anno denunciamo invano i paradossi, perché Lucumí è sceso regolarmente in campo all’Olimpico? Perché abbiamo messo nelle condizioni di sbagliare un giocatore che si è di fatto chiamato fuori dal Bologna per interposta persona? Italiano non aveva forse la leadership morale per tenerlo in panchina e schierare Heggem al suo posto? Perché i tifosi del BFC hanno dovuto subire la tripla beffa di sentire il procuratore di Lucumí battere i pugni per chiedere la cessione, vedere lo stesso Lucumí regalare palla a Wesley e infine sentirlo dire che «un errore capita a tutti»?.
In mezzo ad una tale selva di domande un fatto è certo: constatato – non da ieri – che Lucumí non è un calciatore tecnicamente a prova d’errore, tanto vale cederlo per la cifra prospettata dal Sunderland. Italiano dovrà farsene una ragione e forse se l’è già fatta. E avrà tutta la sosta di campionato per ricostruire una difesa all’altezza. Ma nel Bologna di oggi non servono né giocatori che spalancano la porta come è accaduto all’Olimpico, né agenti che all’ora della buonanotte chiedono, al posto dei loro assistiti, di poter cambiare squadra a pochi giorni dalla chiusura del mercato.
Mario Sacchi
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Foto: Paolo Bruno/Getty Images (via OneFootball)