La Lega Serie A fa venir voglia di mollare il calcio e darsi ai videogame

La Lega Serie A fa venir voglia di mollare il calcio e darsi ai videogame

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Non servirebbe aggiungere niente al già durissimo e convincente comunicato del club sulla scelta di far disputare Cagliari-Bologna a 48 ore di distanza dalla collocazione originaria. Ma il punto vero l’ha toccato il Centro Bologna Clubs, sottolineando la miope decisione della Lega Serie A e legandola alla «progressiva disaffezione del pubblico, soprattutto giovanile». La credibilità di un’istituzione, che sia politica o sportiva, passa per la ragionevolezza delle sue scelte. Giocare martedì buttando in campo una squadra appena uscita dalla quarantena, dunque impossibilitata ad allenarsi, non lo è. Non c’è da augurarselo, ma se qualche giocatore del Bologna finisse per infortunarsi proprio a causa dei mancati allenamenti, sarebbe sacrosanto che la società si costituisse contro la Lega per ottenere il giusto risarcimento. L’episodio è di una gravità senza precedenti e meriterebbe risposte eclatanti: forse persino la rinuncia a presentarsi, con tutto quello che potrebbe conseguirne in termini di penalizzazioni.
Quando Joey Saputo sbarcò nel calcio italiano, una delle prime cose che suggerì fu un riassetto della Lega in una prospettiva ‘americana’ e solidale, nella quale tutti i club dovevano concorrere alla mutua assistenza per rafforzare il prestigio e il valore del sistema: senza aver esperienza in quell’ambiente, Saputo intuì che la Lega Serie A non era un’istituzione a garanzia di tutti i club, ma solo dello status quo. Non si sbagliava. Il punto, però, è che l’agognata riforma non è mai nemmeno lontanamente cominciata. Anziché compattarsi in questi anni di emergenza, il sistema calcio ha dato il peggio di quello che poteva offrire, rimanendo vittima due volte: di sé stesso e delle assurde decisioni governative, l’ultima delle quali ha arbitrariamente ridotto il pubblico degli stadi a 5.000 unità, nonostante l’obbligo già esistente di vaccino e mascherine. È difficile biasimare un giovane che passa il suo tempo a giocare ai videogame, snobbando il calcio reale. Forse, quando gli spalti resteranno vuoti (non per il COVID), qualcuno si sveglierà.

Luca Baccolini

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