Le sconfitte con le big non vanno mai giustificate, ma il Bologna risalirà. L'era Sartori, però, è iniziata solo a metà

Le sconfitte con le big non vanno mai giustificate, ma il Bologna risalirà. L’era Sartori, però, è iniziata solo a metà

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Partendo subito dal presupposto che ritrovarsi al sedicesimo posto dà fastidio anche alla terza giornata, perché comunque la classifica si guarda sia in positivo che in negativo partita dopo partita (e di conseguenza si è costretti a recuperi in classifica o si può godere del vantaggio accumulato), provo a fare ordine su quanto accaduto in campo e fuori. In primo luogo non deve passare l’idea secondo cui una sconfitta contro un top club va giustificata, è un atteggiamento da perdenti che non farò mai mio. Il campionato di Serie A è composto da venti squadre e ci sono impegni più o meno proibitivi, ma è altrettanto vero che non esistono sconfitte davvero scusabili se non quelle derivanti da torti arbitrali o episodi particolarmente sfortunati: quando vai in campo te la devi giocare sempre e, come è successo nella passata stagione, se non sei un’armata Brancaleone hai il sacrosanto dovere di provarci, vedi le sfide contro Milan, Juventus e Inter della scorsa primavera.
Sul valore della squadra bisogna fare una distinzione tra due periodi. Quando a metà agosto sentivo parlare di rosa indebolita non potevo far altro che annuire senza proferire parola, ma adesso le cose sono cambiate. Gli innesti di Lucumí, Moro e Zirkzee, oltre ad un Ferguson finalmente utilizzabile, hanno di fatto pareggiato (se non migliorato, ma permane qualche dubbio sulle corsie laterali) l’organico 2021/22. Nota dolente le tempistiche, che non hanno permesso a Mihajlovic di lavorare sui nuovi innesti fin dal ritiro o poco dopo il rientro da Pinzolo, ma la prestazione di Lucumí contro il Milan fa capire che se un giocatore è valido è valido, anche se catapultato all’ultimo momento nell’undici titolare, peraltro in uno scenario gonfio di pressione come quello del Meazza.
Fatico invece a comprendere i netti passi indietro di Barrow e Soriano, che considero ottimi giocatori. Ma qui si entra in un altro ambito, quello tecnico. Mihajlovic ha ancora qualcosa da dire e da dare alla squadra (al di là delle sue condizioni di salute, parliamo di soluzioni tattiche e motivazioni) o la ‘minestra’ sarà sempre questa? Due anni fa i rossoblù, quando perdevano, giocavano comunque a calcio e piuttosto bene, creando almeno sette-otto palle gol a partita. Cambiato il modulo (e soprattutto l’atteggiamento), è sceso il sipario. E anticipo già chi si aspetta un allontanamento di Sinisa: non accadrà, nemmeno se il Bologna dovesse perdere con Salernitana e Spezia. Questa società, a ragione o a torto, porta avanti le proprie idee fino alla fine, lo dimostra l’esonero di Pippo Inzaghi avvenuto dopo ventuno gare agoniche.
La sensazione, o quantomeno la speranza, è che col tempo i rossoblù torneranno in carreggiata, perché la rosa è stata completata a dovere (manca ancora un difensore, numericamente parlando, e dovrebbe arrivare) e i risultati andranno di conseguenza. Non ci sarà alcun piazzamento europeo, forse neanche un decimo posto, e posso comprendere chi per questo storcerà il naso. Ma l’era Sartori, per ovvi motivi, comincerà per davvero solo dalla prossima stagione.

Mario Sacchi

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Foto: Getty Images (via OneFootball)