Luci e ombre, vittorie e sconfitte, esaltazione e sofferenza: grazie di tutto Sinisa, il tuo esempio non verrà dimenticato

Luci e ombre, vittorie e sconfitte, esaltazione e sofferenza: grazie di tutto Sinisa, il tuo esempio non verrà dimenticato

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Spalmata su cinque campionati diversi, l’epopea Mihajlovic sembra un’eternità. In effetti, una permanenza così lunga non si ricordava dai tempi di Renzo Ulivieri, che abbracciò quattro interi campionati dal 1994 al 1998, sommando 136 gare consecutive: ironia della sorte, proprio il traguardo a cui si è fermato Sinisa. In Serie A solo Hermann Felsner e Bruno Pesaola hanno accompagnato le sorti del Bologna per un numero maggiore di partite. La si giudichi come si vuole, ma l’esperienza di Mihajlovic a Bologna è comunque entrata nella storia dalla porta principale. Che si sia conclusa è un fatto fisiologico di questo sport. La verità è che nessuno si aspettava durasse tanto.
Sul pianeta Bologna Mihajlovic è atterrato due volte, sempre in corso d’opera e sempre in emergenza. Il miracolo sportivo del 2018/19 verrà citato a lungo come paradigma delle imprese impossibili. Non solo per la posizione di partenza (14 punti in 21 match), ma soprattutto per il clima di rassegnazione che regnava nell’ambiente dopo lo 0-4 col Frosinone. In pochi giorni Sinisa seppe dare punti, anima e gioco ad una squadra che incredibilmente sembrò rinascere sotto le sue mani. Il rinnovo di contratto fu inevitabile ma non scontato, perché in quell’estate 2019 il mister aveva offerte da molte squadre. Le ascoltò, ma decise di andare avanti col Bologna. Poi è arrivata la malattia e lì la storia ha curvato bruscamente.
Lì non è stato scontato, per il Bologna, decidere di trattenere, legittimare e difendere un allenatore che lavorava a distanza. E da parte sua, per Sinisa, non è stato facile (diciamo meglio: è stato eroico) continuare a resistere a onta di dolori insopportabili. Le immagini del Bentegodi (l’auto blu, la mascherina in tempi non ancora funestati dal COVID, i cerotti delle flebo, il corpo smagrito) resteranno nelle menti di tutti quelli capaci di esprimere un minimo di gratitudine. Già, la gratitudine, parola con cui abbiamo dovuto misurare sempre di più il nostro giudizio critico. Fino a che punto era giusto rinnovare la gratitudine a questo tecnico? C’è chi ha detto «in eterno», immaginando un matrimonio a oltranza, a dispetto di tutto e tutti; c’è chi ha detto «dipende» e chi invece ha risposto «basta».
Con un allenatore esonerato, e contemporaneamente malato, si intrecciano giudizi, valutazioni ed emozioni difficilmente scindibili. Per questo prendiamo a prestito le parole di Mihajlovic, che in tempi non sospetti ci chiese per primo di non essere mai valutato per la sua malattia, ma per quello che aveva e avrebbe dimostrato sul campo, senza sconti né pietismi. Stando ai freddi numeri, il serbo ha raccolto 167 punti in 136 partite (43 vittorie, 38 pareggi, 55 sconfitte), con una media di 1,.22 a gara, il classico campionato da 12°-13° posto. Molto, ma non abbastanza, per una società che da almeno tre stagioni punta dichiaratamente alla parte sinistra della classifica, fallendo sistematicamente quell’approdo. L’ultimo anno solare è stato quasi disastroso: 5 vittorie in 25 partite, una nelle ultime 8 dopo il ritiro estivo (in coppa Italia, a fatica, contro il Cosenza).
Sinisa aveva la forza per rovesciare l’inerzia e ripartire? Non lo sapremo mai, ma il fondato sospetto è che il rapporto con la truppa si fosse annacquato, più che realmente guastato, come quello tra una moglie e un marito che si conoscono da troppi anni e prevedono in anticipo le reazioni dell’altro. L’errore, casomai, è stato quello di iniziare un campionato con un nuovo responsabile dell’area tecnica (Sartori) e l’allenatore di sempre, una mancata sincronizzazione che potrebbe costare l’ennesima stagione interlocutoria. Ma chi può dirlo? In fondo, l’annata più esaltante e redditizia fu proprio quella in cui si alternarono un disastroso Pippo Inzaghi e un miracoloso Sinisa Mihajlovic, al quale non si possono che rinnovare gli auguri di una guarigione umanamente meritatissima. Retorico ricordare che ci ha insegnato molto, col suo esempio. Ma è proprio questo a contare, oggi, più di ogni altra cosa.

Luca Baccolini

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Foto: bolognafc.it