Orsolini, da idolo a capro espiatorio. Il ragazzo deve metterci del suo, ma la lontananza dei tifosi (in tutti i sensi) non aiuta

Orsolini, da idolo a capro espiatorio. Il ragazzo deve metterci del suo, ma la lontananza dei tifosi (in tutti i sensi) non aiuta

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Quella che doveva essere la stagione della consacrazione, per Riccardo Orsolini, finora è stata più travagliata del previsto. Solo 4 gol in 24 gare di campionato e due treni che pare gli stiano scappando via: quello della titolarità sulla fascia destra nel Bologna, pericolosamente insidiata da uno Skov Olsen in crescita, e quello che avrebbe potuto condurlo all’Europeo. ‘Orso’, infatti, non figura nell’ultima lista di convocati per i prossimi impegni ufficiali della Nazionale (al contrario di Soriano, che partita dopo partita si sta invece meritando sul campo la maglia azzurra), e deve questo scivolamento nella classifica di gradimento del c.t. Mancini ad una serie di prestazioni opache in rossoblù, le stesse che nelle ultime settimane hanno portato Mihajlovic a preferirgli il danese classe 1999.
Il talento del ventiquattrenne ascolano non è in discussione: sotto le Due Torri ha espresso il miglior calcio della sua carriera e tante reti sono passate dai suoi piedi (25 in totale, più 17 assist). Per larga parte della gestione Sinisa, Orsolini ha dato segni di miglioramento costante e ha cominciato ad implementare il suo bagaglio tecnico già ben fornito con nuove ‘armi’ per disorientare gli avversari e rendersi pericoloso. Impossibile, ad esempio, non notare il lavoro costante che ha svolto e continua a svolgere sul suo piede debole, al fine di rendersi sostanzialmente ambidestro e rappresentare una minaccia ancor più seria per le altrui difese.
Fatte salve queste doverose premesse, ciò che gli sta mancando è probabilmente un po’ di tenuta mentale. ‘Orso’ è un ragazzo sensibile, ha bisogno di avvertire costante fiducia nei suoi confronti, e da questo punto di vista è probabile stia accusando più di altri la prolungata assenza dei tifosi allo stadio. Umorale e istintivo, Riccardo si animava in un lampo grazie al calore del pubblico, e oggi sembra soffrire il silenzio che i seggiolini vuoti gli restituiscono. Quest’ultimo periodo di appannamento non deve però far dimenticare le potenzialità di un giocatore su cui la società ha investito tanto e con convinzione, e che non merita i borbottii o peggio gli attacchi dei soloni (specie quelli da tastiera) che lo vorrebbero lontano da Bologna il prima possibile. Peraltro, oltre a perdere un ottimo prospetto del calcio italiano, cedendolo in estate i rossoblù otterrebbero quasi certamente una minusvalenza, perché se oltre alla sua stagione sotto le aspettative si considera la crisi economica causata dalla pandemia da COVID-19, è chiaro che il prezzo del suo cartellino stia subendo una discreta svalutazione.
Conviene a tutti, in primis a lui stesso, che ‘Orso’ torni ad imporsi come uno dei talenti più interessanti a disposizione del club felsineo. Nell’attesa (lunga e incerta) che gli spettatori possano tornare a popolare gli stadi, il numero 7 è chiamato ad adattarsi sempre di più a questa anomala situazione, possibilmente col supporto – a distanza – di una piazza che deve imparare ad avere più equilibrio nei giudizi e a non dimenticarsi troppo in fretta del passato. D’altro canto, se molti tifosi (e talvolta anche l’allenatore) lo punzecchiano è anche perché lo considerano capace di grandi cose e quindi si aspettano di più da lui. Di giocatori che si sono accontentati di una carriera modesta ne abbiamo visti passare diversi qui a Bologna (e non solo), la speranza è che il nome di Riccardo Orsolini non finisca mai in quell’elenco.

Fabio Cassanelli

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