Più importante del decimo posto è il modo in cui ci si arriva. Obiettivo ancora alla portata, tutti a Casteldebole devono crederci

Più importante del decimo posto è il modo in cui ci si arriva. Obiettivo ancora alla portata, tutti a Casteldebole devono crederci

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Se l’obiettivo minimo stagionale è davvero – e almeno – il decimo posto, il Bologna è assolutamente in corsa per raggiungerlo. Forse occorrerebbe che Casteldebole rimarcasse un po’ più vigorosamente la volontà di centrare il traguardo, perché un conto è dichiararlo a settembre, quando la classifica non è ancora sgranata, e un altro è farlo in primavera, quando bisogna davvero accelerare verso l’obiettivo. Obiettivo che, ricordiamo, non servirebbe comunque a nulla, se non alla contemplazione estetica che deriva dallo stazionare nella parte dei buoni (nella vecchia classifica formato televideo la differenza tra un decimo e un undicesimo posto non sarebbe stata quasi percepibile ad occhio nudo). Personalmente (ma so che ad un vero tifoso il discorso suonerebbe stonato), se una squadra non può concorrere per i primi sei posti, un ottavo o un dodicesimo sono la stessa identica cosa. Il punto, semmai, è come ci si arriva.
Nella sua storia recente, il Bologna ha spesso dimostrato di sapersi guadagnare una salvezza abbastanza tranquilla (eccezion fatta per l’ansiogeno finale 2008/09) per poi sbracare beatamente nelle ultime giornate. La tendenza è stata rovesciata nel campionato targato Inzaghi-Mihajlovic, dove il secondo ha dovuto rammendare i risultati rovinosi del primo. Un anno irripetibile, quel 2018/19, forse il più esaltante degli ultimi quindici, sebbene non il più fruttifero in termini di punti conquistati. Quell’impresa ha tuttavia alterato la percezione delle reali possibilità di Mihajlovic, del BFC e forse della stessa società. Si è cioè creduto (tutti quanti lo abbiamo creduto) che il palese errore di programmazione nella scelta di Pippo e dei relativi acquisti si fosse rapidamente e magicamente emendato con l’arrivo di Sinisa. Ma quello era lo stato di emergenza, non la normalità. E francamente non so quanti tifosi rossoblù sarebbero disposti a vivere altre 21 giornate in apnea col miraggio di poter ripetere un brillante finale di stagione come quello che fu capace di inventare il serbo.
Va detto che i periodi di crisi, per chi veleggia stabilmente attorno alla metà della classifica come il Bologna, ci sono sempre stati. Mihajlovic, è evidente, sta vivendo proprio uno di questi periodi. Gli era già accaduto dalla quinta alla dodicesima giornata (5 punti in 8 partite) nel 2019/20, idem dalla decima alla diciassettesima (sempre 5 in 8) l’annata seguente. Che la crisi di risultati odierna sia capitata a cavallo della peggior congiuntura infortuni-COVID è un dato evidente, non totalmente giustificatorio. Eppure i felsinei sono ancora lì, a ridosso della decima posizione, con 4 punti di ritardo da colmare in 14 partite, un Arnautovic ancora a mezzo servizio e un Barrow tutto da riscoprire dopo la Coppa d’Africa. Un traguardo ampiamente alla portata, se tutti pensano che valga la pena raggiungerlo.

Luca Baccolini

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