Poco spazio per i sogni, ma Saputo resta una certezza. Saprà esserlo di nuovo anche Mihajlovic?

Poco spazio per i sogni, ma Saputo resta una certezza. Saprà esserlo di nuovo anche Mihajlovic?

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Il prossimo proprietario del Bologna non avrà vita facile. Dopo aver speso una cifra considerevole per acquistare il club da Joey Saputo, si ritroverà con uno stadio ristrutturato pronto per le competizioni europee, un centro tecnico all’avanguardia e un parco giocatori promettente. La città lo accoglierà festeggiandolo come un Messia. Gli ricorderà quanti campionati siano stati sprecati prima di lui, in un perenne oscillare tra il dodicesimo e il tredicesimo posto, ed esigerà subito un cambio di rotta. «Puntiamo a tornare grandi», esclamerà il nuovo arrivato, travolto dall’entusiasmo.
Ma cosa significa ‘grandi’ nel calcio di oggi? Sette anni fa Saputo si sbilanciò (che altro poteva fare, da neo proprietario) assicurando che il BFC sarebbe tornato competitivo per lo scudetto entro dieci anni, dunque approssimativamente per il 2024-2025, che peraltro corrisponde al centenario del primo tricolore. La promessa/scommessa è temporalmente ancora valida, ma dubitiamo seriamente che nel prossimo triennio la squadra possa compiere un’accelerazione ipersonica così netta da farla diventare diretta concorrente di Inter, Juventus, Milan e Napoli (sebbene certe gerarchie della Serie A non siano più granitiche come quattro-cinque stagioni fa).
Joey aveva fatto male i conti, è vero, o forse sottovalutava l’impermeabilità del calcio italiano, ostile a qualsiasi mutamento istituzionale ed economico. In questi sette anni, di cui due congelati dalla pandemia, non è tuttavia rimasto con le mani in mano, e a suon di milioni ha ricostruito quelle fondamenta che un giorno gli consentiranno di rivendere una società risanata. Forse non guadagnandoci, ma di sicuro senza perderci troppo. Chi oggi scrive «fuori dai coglioni tutti» dovrebbe quindi chiarire meglio che cosa intende con ‘fuori’ e con ‘tutti’. ‘Fuori’ implica la cessione del club? ‘Tutti’ comprende anche Saputo? Nel primo caso siamo davvero sicuri che chi verrà dopo il canadese saprà fare meglio e soprattutto investire altrettanto? E nel secondo, il ‘tutti’ implica Saputo stesso o solo gli uomini nei quali ha riposto la sua fiducia da sette anni consecutivi?
C’è poi un altro ordine di ragionamento, che investe singolarmente la figura di Sinisa Mihajlovic. Che non sia più l’allenatore dei 30 punti in 17 partite è un dato di fatto. Ma purtroppo, anzi per fortuna, questa non è più nemmeno la stessa situazione di emergenza di tre anni fa. Nessuno, credo, vorrebbe rivivere il rischio concreto di retrocedere per poter rimontare in extremis nelle ultime giornate. Quello che non è più molto chiaro, e che forse Sinisa ci aiuterà a capire se ne avrà voglia, è se lui creda ancora convintamente nel Bologna, nel suo stare a Bologna per Bologna, e non solo per inerzia o per assenza di altre proposte più seducenti. Quattro punti nelle ultime nove giornate sono un risultato misero, è quasi ridondante ribadirlo. Ma non sono ancora la fine del mondo. Assodato che l’establishment di Saputo non cambierà, sarà capace Mihajlovic di cambiare il passo come fece nel 2019?

Luca Baccolini

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