Risultati al top, il vivaio del Bologna inizia a raccogliere i frutti del lavoro iniziato nel 2015. E i giovani pronti per la A non sono più un miraggio

Risultati al top, il vivaio del Bologna inizia a raccogliere i frutti del lavoro iniziato nel 2015. E i giovani pronti per la A non sono più un miraggio

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Under 15 seconda in campionato e qualificata direttamente agli ottavi di finale scudetto; torneo stradominato dall’Under 16 (miglior squadra italiana del momento), qualificata pure lei agli ottavi di finale; prima anche l’Under 17, che nei quarti se la vedrà con la Juventus; Under 18 quarta a due gare dalla fine (playoff quasi certi, con qualche possibilità di andare direttamente in semifinale); Primavera nella colonna sinistra della classifica a due giornate dal termine. C’è solo una cosa che accomuna il destino delle squadre appena elencate, ed è il fatto che fanno tutte parte del settore giovanile rossoblù.
Se la Prima Squadra ha solo da poco imboccato la retta via (ed è comunque ancora in corsa per il decimo posto e/o per migliorare il record di punti degli anni Duemila), dietro di essa sta crescendo una nidiata di belle speranze in tutte le fasce d’età. Un caso? Difficile crederlo, vista la sequenza simmetrica e simultanea di risultati positivi (con annesse convocazioni in Nazionale per molti dei protagonisti). Quando Joey Saputo si presentò a Bologna, disse che il club avrebbe lottato per lo scudetto in una decina d’anni e che i primi interventi sarebbero stati dedicati al settore giovanile. Il primo obiettivo non è oggettivamente alla portata, complici cause endogene (cambio di allenatori e d.s.) e soprattutto esogene (sistema calcio paralizzato, crisi mondiale). Il secondo, invece, si sta raggiungendo a poco a poco, e comunque sottotraccia, perché il calcio giovanile, si sa, non buca quasi mai la cronaca quotidiana o l’immaginario dei tifosi della domenica.
Soltanto tre anni fa, è bene ricordarlo, il Bologna conquistò il Torneo di Viareggio. Eppure prima di tale data erano 46 anni che non si faceva vedere in una finale di quella competizione (nel 1973 fu la Fiorentina di Antognoni e Roggi a battere ai supplementari un BFC in cui svettavano Colomba, Pecci e un insospettabile Maldera in prestito dal Milan). Da quel momento, il massimo traguardo raggiunto dai felsinei alla Viareggio Cup sarebbe stata solo una semifinale. Poche e diradate anche le soddisfazioni in altri tornei, a parte lo scudetto categoria Allievi del 2001 vinto con Stefano Pioli in panchina: il suo primo e unico titolo, in attesa (glielo auguriamo) di quello col Milan.
Oggi sembra dunque che qualcosa si stia muovendo tra gli strati del fertile terreno dei giovani rossoblù. Certo il percorso non è stato breve: si è dovuto aspettare il necessario tempo fisiologico di maturazione dei ragazzi, un processo lento e non prevedibile, costoso e a volte non appagante. Gli undicenni selezionati dal responsabile Daniele Corazza e dai suoi collaboratori nel 2015 sono i diciottenni di oggi e, forse, saranno i titolari di domani. È vero, il settore giovanile del Bologna non è ancora paragonabile a quello di Atalanta ed Empoli, ma i presupposti ora sono decisamente cambiati. Basti pensare, per uscire un attimo dal vivaio nostrano, alla parabola di Sydney van Hooijdonk, che al BFC non ha trovato spazio per emergere in Prima Squadra. Un fallimento? Nient’affatto. Prestato all’Heerenveen, l’olandese figlio d’arte ha appena vinto il prestigioso Johan Cruijff Talent of the Month, l’equivalente del miglior calciatore del mese della Eredivisie. E magari il prossimo anno tornerà qui, per dimostrare che le prime valutazioni erano state frettolose. A volte si tratta solo di avere pazienza.

Luca Baccolini 

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Foto: bolognafc.it