Tra cuore, campo e portafoglio, la cessione di Tomiyasu ha più pro che contro. E il Bologna è comunque più forte dell'anno scorso

Tra cuore, campo e portafoglio, la cessione di Tomiyasu ha più pro che contro. E il Bologna è comunque più forte dell’anno scorso

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I finali decidono quasi sempre l’esito di un film o di un’opera. Ma sono le premesse a legittimarli. Gli ultimi venti minuti di Turandot, completati da Franco Alfano sugli abbozzi mai terminati di Giacomo Puccini, scomparirebbero dalla storia della musica se prima di essi non ci fosse quel capolavoro che è appunto Turandot. Il calciomercato non è un’opera d’arte, anche se certi colpi (in entrata o in uscita) possono assomigliare ad un capolavoro.
La partenza di Takehiro Tomiyasu in direzione Arsenal è dolorosa, ma è circoscritta ad un fianco della difesa in cui esistono già ben tre sostituti: Lorenzo De Silvestri, Ibrahima Mbaye e pure l’ambidestro Aaron Hickey. Più difficile sarebbe stato sostituire Riccardo Orsolini, che infatti è rimasto nei ranghi, confidando nella sua definitiva esplosione. Inoltre questa cessione da 20 milioni più 3 di bonus, oltre che prestigiosa e capace di aprire un canale importante con la Premier League, può essere considerata un record: per Simone Verdi, nel 2018 tra i migliori attaccanti del campionato, il Napoli arrivò a 26 milioni, ma col 20% della futura rivendita garantito al Milan. Certo, il fatto di essersi privati di ‘Tomi’ proprio sul gong può da un lato far storcere il naso ai tifosi, ma dall’altro testimonia la volontà del Bologna di non svendere e tener duro fino al raggiungimento della cifra congrua. E per riuscirci, talvolta bisogna anche passare attraverso dichiarazioni di un certo tipo, finalizzate a non mostrarsi deboli agli occhi dei potenziali acquirenti.
Dal punto di vista cronologico, poi, quella di Tomiyasu è la quarta cessione a doppia cifra della gestione Saputo: in sette anni sono infatti usciti Diawara, Verdi, Pulgar e ora il giapponese. Un sacrificio ogni due anni, a fronte di continui investimenti (dove ‘sacrificio’ è termine opinabile, e ‘investimento’ oggettivo). Il rapporto non è affatto malvagio. Se accettiamo l’idea che nel calcio di oggi non esistono più bandiere (e se anche esistessero, probabilmente non lo sarebbe diventata un ragazzo di Fukuoka che non aveva imparato più di due frasi in italiano e che ormai strizzava l’occhio alla Premier), questa vendita certifica lo stato di avanzamento del progetto rossoblù. Lento, sì, ma costante.
Tomiyasu, scovato dall’area scouting rossoblù in Belgio nel piccolo Sint-Truiden, era stato acquistato a circa 7 milioni (tanti, si disse all’epoca, cioè solo due estati fa), e in meno di 24 mesi ha più che triplicato il suo valore. Non lo ha triplicato a Cosenza, a Roma o a Doha. Lo ha fatto qui, a Bologna, a Casteldebole, nel centro tecnico messo a disposizione dal patron Joey Saputo, con le strutture e lo staff che ancora oggi guidano il club, garantendogli una stabilità che altre invidiate società non hanno più. Chiedere alla favola Chievo se l’happy ending c’è ancora… Se questo non si chiama ‘lavoro svolto come si deve’, bisogna intendersi sul significato di ‘lavoro’ e di ‘calcio’ in generale.
In questo sport, del resto, esistono delle tempistiche: sbagli una sessione di mercato e ti ritrovi un giocatore svalutato. Donsah docet. Le ultime cessioni eccellenti del BFC, quelle vicine o superiori ai 10 milioni, certificano che i calciatori usciti da Casteldebole sono stati venduti al momento più opportuno, cioè all’apice del loro valore. È stato così per Britos, per Ramirez, per Diawara e anche per Verdi e Masina. Non auguriamo a Tomiyasu di essere arrivato al top, ma non è affatto detto che in un campionato sempre più povero come la nostra Serie A sarebbe potuto crescere più di così. Del resto, la maturazione di uno sportivo non è mai assoluta (salvo forse nel caso dei fuoriclasse), ma avviene all’interno di un contesto sportivo e relazionale.
Il Bologna doveva cautelarsi e acquistare un altro terzino? Lo avrebbe fatto, se l’offerta giusta per Tomiyasu fosse arrivata prima, avendo già preso contatto con due giocatori (attualmente titolari nelle rispettive squadre ma disponibili a trasferirsi) senza però stringere, visto che i giorni passavano e dall’Inghilterra tutto taceva. Oggi, con pochissime ore a disposizione, in mancanza dell’occasione giusta, ha preferito non agire d’impulso tanto per comprare ma affidarsi appunto alle suddette risorse interne e aspettare il mercato di gennaio. Va inoltre ricordato l’investimento complessivo da 6 milioni sul belga Arthur Theate, un giovane e talentuoso jolly difensivo che, si spera, sarà il prossimo Tomiyasu e non il prossimo Denswil.
Due difensori sono entrati (l’altro è Bonifazi, oltre alla riserva Binks), uno è rimasto (Medel, muscoli e caratterino permettendo, può essere un valore aggiunto), un altro è uscito. Gli organici non sono infiniti. E nemmeno il budget, che anche in questa sessione estiva chiude col segno meno per circa 9 milioni (va infatti rendicontato l’acquisto di Musa Barrow), dopo che le due precedenti avevano fatto segnare complessivamente un meno 53, senza dimenticare i circa 20 milioni andati poi in fumo a causa del COVID. Prima della cessione di Tomiyasu, Sinisa Mihajlovic aveva detto che il Bologna 2021/22 era più forte di quello precedente. Non sarà l’assenza del pur ottimo nipponico, al quale auguriamo tutto il meglio possibile, a spostare questa valutazione.

Luca Baccolini

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