Un brutto Bologna a Torino ma non si parli di salto di qualità fallito, c'è tutto per riprendere un cammino interessante

Un brutto Bologna a Torino, ma non si parli di salto di qualità fallito: c’è tutto per riprendere un cammino interessante

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Inutile girarci attorno, la sconfitta rimediata ieri sera a Torino lascia spazio a delusione e amarezza, soprattutto per come è maturata: nel primo tempo un Bologna brutto, mai in partita, apparso a tratti svogliato o comunque totalmente innocuo; non molto meglio la ripresa, dove un barlume di reazione si è intravisto ma non al punto da impensierire Milinkovic-Savic, di fatto spettatore inoperoso. È altrettanto vero che non si può sempre vincere, ogni tanto una battuta d’arresto ci può stare. Non si parli però di salto di qualità mancato: se la classifica recita 35 punti è proprio perché i rossoblù hanno saputo scalarla cogliendo i momenti opportuni per farlo e trovando continuità di prestazioni e risultati.
Se in svariate circostante abbiamo fatto i – sacrosanti – complimenti a Thiago Motta, il k.o. dell’Olimpico è tutto suo. Scelta opinabile quella di confinare in panchina i recuperati Arnautovic, Medel e Soumaoro, un lusso che questa squadra non può permettersi, ma adesso non bisogna farne un dramma. La classifica non è cambiata granché, ad eccezione proprio del Toro arrivato a -1, anche se un piazzamento europeo resta difficile per non dire utopico, specialmente perché di mezzo c’è la Juventus: troppe le variabili (dalla situazione dei bianconeri fino alla Coppa Italia) per arrivare in Conference League attraverso il settimo posto, ancora più difficile agguantare la sesta posizione con l’Atalanta a +7.
Una postilla finale sul ‘caso-non caso’ legato ad Arnautovic: non ci risultano problemi di alcun tipo tra il centravanti e l’allenatore, che certo però da qui in avanti non dovrà tirare troppo la corda: va benissimo far sentire tutti importanti, perché solo così si possono raggiungere grandi traguardi, a patto però di non sminuire (e di conseguenza far innervosire) quello che è indiscutibilmente il miglior giocatore della squadra, un innegabile valore aggiunto. Visto che secondo qualcuno tra quattro mesi Thiago allenerà Mbappé o Lautaro Martinez (ma per favore, lasciamolo fare il suo percorso e i suoi errori, un passo alla volta), meglio prenderci la mano… Battute a parte, ora testa alla Lazio, che sabato arriverà in un Dall’Ara stracolmo e pronto ad incitare la squadra: c’è da riprendere subito il cammino verso un piazzamento di tutto rispetto.

Mario Sacchi

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Foto: Getty Images (via OneFootball)