A Sartori il Premio Maestrelli 2023 come miglior d.s.:

Una vera ‘cantera’ non alimenta se stessa ma aiuta la Prima Squadra. Sartori lo sa e ha già tracciato la strada

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Quando si parla di ‘modello Atalanta’ non ci si riferisce tanto ad un ottimo settore giovanile, ma ad un settore giovanile che da decenni fornisce giocatori pronti alla Prima Squadra e, in seconda battuta, alle casse del club. In poche parole: quello nerazzurro è un vivaio che monetizza, perché trasforma in commerciabile un prodotto che fino a quel momento lo era solo in potenza. Questa è la differenza sostanziale tra una ‘cantera’ autentica e un ‘settore giovanile’ statico, che alimenta se stesso. Quello del Bologna, ci si augura il prima possibile, deve diventare una ‘cantera’, a meno che Joey Saputo non abbia voglia di ripianare ogni volta il bilancio con una ventina di milioni, cosa che fa (meritoriamente, ma non virtuosamente) da quasi nove anni.
Non molto tempo fa fece scalpore l’uscita dell’a.d. Claudio Fenucci, che lamentava come dal settore giovanile rossoblù non uscissero calciatori pronti per giocare in Serie A. Non era un attacco ai responsabili, che infatti rimasero al loro posto fino al recentissimo rimpasto che ha chiuso la lunga stagione di Daniele Corazza. Era piuttosto la constatazione di una mancanza di collegamento strutturale tra alto e basso, tra la Prima Squadra e le sue retrovie. Oggi questa catena è finalmente più salda, corta e funzionale grazie a Giovanni Sartori, un manager abituato a considerare le componenti del club in maniera organica, proprio per favorire il passaggio di giovani autoctoni verso il professionismo di alto livello.
Per fare questo non servono solo allenatori disponibili a far debuttare le nuove leve. Sinisa Mihajlovic, ad esempio, era uno sempre disposto a rischiare nell’immediato, ma meno nel lungo periodo. Basti pensare ai tanti ragazzi e ragazzini lanciati dal serbo e mai più avvistati in maglia rossoblù sotto la sua gestione. Per vedere un giovane calciatore del Bologna conquistarsi permanentemente la posizione di titolare bisogna ritornare indietro all’epoca di Giacomo Cipriani e poi di Claudio Terzi, arrivando infine ad Adam Masina, che è stato solo l’eccezione capace di confermare la regola. E stiamo parlando di buoni giocatori, non di di top player.
In passato, ovviamente, le cose erano ben diverse. Da Schiavio a Bulgarelli, il Bologna ha vissuto le sue stagioni migliori sulla forza dei calciatori locali, trovati letteralmente nel cortile di casa e trasformati rapidamente in campioni, in punti di riferimento. Oggi è impossibile ricreare queste condizioni, ma certamente si possono porre le basi per fare in modo che le non poche vittorie nelle varie categorie giovanili non restino infeconde. Com’è possibile che una Primavera capace di vincere il Viareggio quattro anni fa non abbia poi prodotto un solo nome da presentare al cospetto dei grandi? La rivoluzione che sta avviando Sartori va proprio in questa direzione: servirà tempo, ma la strada è tracciata. 

Luca Baccolini

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Foto: Getty Images (via OneFootball)