Pattarozzi, d.s. Valsa e Savignano:

Pattarozzi, d.s. Valsa e Savignano: “Mi ispiro a Sabatini, il progetto BFC 365 è un ottimo ponte tra il Bologna e le società dilettantistiche del territorio”

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Roberto Pattarozzi, bazzanese classe 1993, è il d.s. del settore agonistico dell’Academy Valsa nonché il d.s. del Savignano, ambizioso club di Prima Categoria. Oggi lo abbiamo contattato telefonicamente per parlare del progetto BFC 365, che il Valsa ha subito sposato credendo nella sua bontà, ma anche per farci raccontare la quotidianità, le responsabilità e le aspirazioni di un giovane direttore sportivo.

Roberto, ci racconti come e perché hai deciso di tentare la carriera da direttore sportivo? «Ho sempre amato il calcio e l’ho praticato sin da bambino, fino a quando, circa sei anni fa, alcuni problemi fisici mi hanno costretto a interrompere l’attività agonistica. La forte opposizione all’idea di non poter più far parte di una realtà calcistica mi ha spinto a muovere i primi passi in questa nuova veste, e a tal proposito ci tengo a ringraziare Cristian Corsi per avermi preso sotto la sua ala alla Bazzanese e avermi permesso, durante il mio primo anno, di lavorare fianco a fianco con lui. Con il tempo sono riuscito a tessere la mia rete di contatti, e al momento ho a disposizione 300 nominativi di calciatori dalla Promozione alla Terza Categoria».

Il tuo giovane percorso ti ha già regalato qualche soddisfazione? «Dopo i tre anni alla Bazzanese, ora sono al secondo nel Savignano, una squadra che nei suoi 27 anni di storia ha avuto un continuo saliscendi tra la Terza, la Seconda e la Prima Categoria. Nel primo anno della mia gestione, la Prima Squadra è stata promossa in Prima Categoria, mentre gli juniores hanno vinto il Campionato Provinciale e quest’anno stavano disputando il Regionale. Un’altra cosa che ci tengo a sottolineare è che nell’arco di due stagioni, anche grazie al lavoro svolto da mister Francesco Di Maria e dal suo secondo Roberto Gubbioli, abbiamo fatto esordire una ventina di giocatori in uscita dal Valsa che vanno dall’annata 1999 fino alla 2003».

E del tuo lavoro nell’Academy Valsa cosa ci puoi dire? «Le due squadre hanno matricole diverse, ma il Savignano non è che la prosecuzione dell’Academy Valsa, la quale si ferma al settore giovanile. Posso dirti che al suo ventesimo anno di storia è arrivata ad avere 430 iscritti, suddivisi in ventuno gruppi, che vanno dai 2004 ai 2014. Gli allenamenti si svolgono su diversi campi del territorio quali Monteveglio, Bazzano, Castelletto di Serravalle e Savignano, e ogni squadra gioca sul campo su cui si è preparata in settimana. L’Academy è gestita da 20 persone e dispone di 60 tra allenatori e istruttori, e la nostra mission è creare i migliori presupposti possibili per formare i ragazzi in un ambiente sano, attraverso le regole e la disciplina. Come società il nostro principale obiettivo è mettere al centro il ragazzo e la sua formazione: il nostro slogan, non a caso, è “La voglia di esserci per crescere insieme”».

Il Valsa, tra l’altro, è legato a doppio filo con il Bologna FC 1909. «Sì, la nostra Academy ha aderito con grande entusiasmo al progetto BFC 365 istituito nel 2017. Pensiamo sia un’occasione d’incontro molto importante per realtà come la nostra, che hanno la possibilità di conoscere il metodo di lavoro di una grande società professionistica, ma anche per il Bologna stesso, che in questo modo può monitorare con più attenzione i ragazzi delle squadre dilettantistiche del territorio».

Entrando più nello specifico, in cosa consiste il progetto? «C’è un continuo interscambio tra gli istruttori del Valsa e quelli del Bologna, esiste una chat nei quali i primi raccontano e descrivono gli allenamenti che hanno fatto svolgere ai ragazzi dell’Academy, mentre i secondi forniscono il loro parere e suggeriscono nuovi input. Inoltre, gli istruttori del Bologna vengono sul campo insieme a noi e organizzano alcune sedute, condividono determinate linee guida e ci spiegano il loro stile di approccio ai ragazzi».

Visto che stiamo arrivando a parlare del Bologna, non posso che farti spendere subito due parole su quello che so essere il tuo punto di riferimento… «Dici bene, apprezzo il lavoro di Walter Sabatini fin da quando era a Palermo, e penso che con il suo ingresso in società il Bologna abbia fatto un salto di qualità. Il suo arrivo ha aiutato a mettere in luce anche quanto di buono aveva fatto Bigon negli anni precedenti fino al passato prossimo, perché ricordiamo che Barrow l’ha voluto Bigon, e a mio parere quel ragazzo è un crack. Non c’è solo il Bologna, però: stimo molto anche Petrachi e Monchi, nonostante quest’ultimo in Italia non sia riuscito a mettere in mostra tutte le sue qualità».

E un allenatore come Mihajlovic? Ti piacerebbe lavorarci assieme? «Dal lato umano, che a Bologna è emerso ampiamente anche a causa di quanto ha dovuto affrontare, lo apprezzo moltissimo. È un uomo raro: tra tanti che parlano e non agiscono, lui è il primo a dare l’esempio con le sue azioni e a mantenere la parola data. Sa essere schietto senza nascondere le sue fragilità, e un mister con le sue doti da condottiero lo vorrei sempre nella mia squadra, ma allo stesso tempo abbiamo due idee di calcio molto diverse. Pure io non sono uno che si accontenta, però sono piuttosto pragmatico e credo che le partite che non si possono vincere si debba cercare perlomeno di pareggiarle, senza sbilanciarsi troppo. Per dirti, se dovessi scegliere preferirei uno come Mourinho, che nell’anno del Triplete ha capito che a Barcellona avrebbe dovuto soffrire ma poi ha passato il turno e vinto la Champions».

Ad un esperto di giovani chiedo un parere su due ragazzi. Trovi che siano eccessive le pressioni su Skov Olsen? E un talento come Orsolini, lo venderesti per fare cassa o gli costruiresti la squadra attorno? «Per quanto riguarda Skov Olsen, parliamo di un ragazzo davvero giovanissimo che è stato catapultato in una realtà totalmente diversa: serve pazienza ma si farà, eccome. Orsolini non va venduto, è un valore aggiunto che va preservato per far arrivare il prima possibile una piazza come Bologna lì dove merita, ovvero perlomeno in Europa League».

A proposito di questo, sapendo cosa significa progettare a lungo termine, come valuti la gestione Saputo? «Grazie a lui il Bologna ha basi solidissime, non vedo come si possa criticare il suo operato. Sai com’è il detto, “Roma non è stata costruita in un giorno”: è vero che l’avvio è stato un po’ altalenante, ma ora si stanno raccogliendo i frutti del suo lavoro e dei suoi sforzi».

Bologna sta diventando e diventerà sempre più appetibile per tanti giocatori. Tu, invece, come convinci i ragazzi ad accettare il Savignano? «La mia cifra è la sincerità, una trasparenza addirittura eccessiva, nonché la necessità di sposare interamente il progetto del quale mi faccio portavoce, elemento per me imprescindibile. Tornando al discorso fatto prima per Mihajlovic, non parlo tanto e non illudo nessuno, ma quello che prometto lo mantengo sempre. Ci tengo anche a dire che la realtà di cui faccio parte si presenta da sé, abbiamo a disposizione un campo in erba sintetica e un fisioterapista sia per la Prima Squadra che per il settore giovanile, e ti assicuro che per il nostro livello non è poco. Inoltre, i nostri staff tecnici sono molto preparati sia dal punto di vista umano che tecnico-tattico, e la dirigenza è attenta ad ogni particolare, dal tè preparato dopo gli allenamenti fino al servizio lavanderia, e sono tutti aspetti che i calciatori gradiscono molto».

Che campionato stavano facendo le tue squadre prima dell’emergenza sanitaria? E quanto pesa lo stop su una realtà come la vostra? «Il Savignano era in zona salvezza sia come Prima Squadra che a livello Juniores, del Valsa gestisco invece quattro gruppi (due di 2004, uno di 2005 e uno di 2006, ndr) che stazionavano a metà classifica. Lo stop, in termini sportivi ed economici, è un dramma: negli ultimi anni sono aumentate le società che non riuscivano a coprire le spese e quindi non si sono iscritte al campionato, oppure si sono fuse tra di loro, e questo blocco non farà che aggravare il trend. Nonostante ciò, fammi dire che siamo stati ligi al nostro dovere e abbiamo fermato ogni attività immediatamente dopo la chiusura delle scuole, quando alcune squadre ancora si allenavano. Per noi l’equazione è stata chiara fin da subito: se si fermava l’istruzione bisognava che si fermasse anche il calcio. Ancora oggi a mio parere è folle parlare di ripresa, la stagione va annullata».

La vostra Academy resta però una bella realtà, dalla quale sono già usciti prospetti interessanti. Ti va di salutarci indicandocene un paio? «Occhio a Gioele Zacchi, portiere del 2003 passato al Sassuolo e già nel giro delle Nazionali giovanili, e a Rayyan Baniya, difensore classe 1999 che è stato selezionato dal Modena per poi approdare al Verona, al Mantova e infine al Renate, in Serie C».

Fabio Cassanelli

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Foto: Giorgia Bruni