Professione collezionista: Fausto Malpensa e i tesori della Bologna di un tempo

Professione collezionista: Fausto Malpensa e i tesori della Bologna di un tempo

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Che effetto farebbe poter intraprendere un viaggio nel tempo, senza muovere un passo, tra le strade della città, e scoprire di camminare dove una volta scorreva l’acqua e galleggiavano imbarcazioni? Oppure, fermandosi in un crocevia, osservare le vetrine di un negozio e trovarsi catapultati in un’altra epoca? O ancora, poter osservare una piazza cambiare volto in rapida sequenza, come in un film d’animazione, dove in un attimo alberi, vecchi lampioni e panchine si smaterializzano per fare spazio a nuove costruzioni? È un notevole sforzo di immaginazione, facilitato da chi si prende la briga di custodire il sapore del tempo. Persone come Fausto Malpensa, che da anni colleziona le fotografie della Bologna che fu. Un viaggio nella memoria della città, che da oltre quarant’anni porta avanti con dedizione e condivide quotidianamente attraverso il suo diario di Facebook, scatenando fantasia e ricordi dei tanti che lo seguono.

Fausto Malpensa nella sua abitazione bolognese circondato da oggetti d’epoca

«Sin dall’infanzia – racconta Fausto – sono entrato nel mondo del collezionismo, raccogliendo francobolli, monete e vecchie cartoline di Bologna, città dove sono nato e cresciuto. Subito mi resi conto della mia grande passione per le cose di un tempo, concentrandomi unicamente sul materiale storico bolognese». Attraverso il suo mastodontico patrimonio è possibile tracciare una nuova mappa della città: sono infatti assai pochi gli angoli del centro storico (e non solo) di cui Fausto non possiede una foto d’epoca, metodicamente collocata nel tempo, alla quale sovrappone con precisione millimetrica l’immagine dei giorni nostri.

Veduta di porta Saragozza e dintorni nella seconda metà dell’Ottocento

«Grazie ai miei tantissimi libri e pubblicazioni di storia locale bolognese – prosegue – riesco a collocare e a dare una storia alle mie foto e cartoline, importante testimonianza di una Bologna purtroppo scomparsa o profondamente cambiata. Il mio materiale spazia infatti nell’intera area cittadina e dintorni, e ad oggi sono riuscito ad accumulare decine di migliaia di oggetti, in particolare fotografie e cartoline, frequentando mercatini, fiere, negozi del settore collezionistico o acquistando da privati».

Lavandaie all’opera in via della Grada negli anni Dieci

Il suo è indubbiamente un punto d’osservazione privilegiato sulla metamorfosi della città nel corso dei decenni. In primis viene da pensare al tram (che riapparirà tra le strade di Bologna tra qualche anno), la cui scomparsa negli anni Cinquanta ha inevitabilmente ridisegnato il reticolo cittadino, e in secondo luogo alla progressiva estinzione dei negozi al dettaglio e delle botteghe artigiane a vantaggio dei grandi negozi e dei supermercati. «Non sono affezionato a nessuna zona in particolare – ci tiene a precisare Fausto – ma un po’ per caso mi sono ritrovato a possedere tante testimonianze dell’area della Bolognina e di Borgo Panigale, che durante i decenni si è modificata in maniera radicale. Vivo con dispiacere il cambiamento avvenuto soprattutto tra le vie del centro storico, con la scomparsa delle botteghe e dei negozi degli artigiani. Sotto questo aspetto mi definisco un integralista, legato malinconicamente alla Bologna di una volta».

Ricostruzione ipotetica della Bologna del 1200 ad opera di Angelo Finelli

Un cambiamento che ha trasformato pure il modo di raccontare la città, in questo caso tramite le fotografie e le cartoline, un mercato ormai inesistente: «Oggi si raffigurano i monumenti principali – spiega Malpensa –, mentre nelle cartoline di una volta si dava testimonianza dei palazzi storici, perfino dei loro interni. C’era una maggior attenzione al dettaglio e proprio per questo ora riusciamo a ricostruire storicamente molte zone della città». A questo va aggiunto un elemento fondamentale: accanto ai luoghi, nelle cartoline d’epoca si raccontava anche chi li viveva. Le persone, le loro abitudini, l’appartenenza ad un territorio, la quotidianità. I proprietari delle osterie erano la vera essenza di un locale, ci si andava per vivere un’esperienza, non solo perché si mangiava bene. Pensando alle insegne odierne, si è andati verso una spersonalizzazione dei luoghi, si fa più caso alle stelline sulle recensioni. E se si passa davanti ad un palazzo, non ci si sofferma a leggerne la storia, si ignora chi lo abbia abitato (fatta eccezione per i personaggi di grande spessore) o che attività ci fossero al pian terreno. Per questo motivo la passione di Fausto Malpensa è preziosa: ci ricorda che ogni strada, ogni angolo e incrocio, vetrina o palazzo, ha qualcosa da raccontare.

Il Caffè Ristorante Daino, in piazza di Porta Lame, negli anni Trenta

Giuseppe Mugnano

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Foto: Fausto Malpensa