Come il flipper del Bar Rosina registrò la perturbazione del tempo

Come il flipper del Bar Rosina registrò la perturbazione del tempo

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Da un resoconto non troppo preciso del valoroso Porrelli.

Un pomeriggio dei tardi anni Settanta Fulvio Marisaldi stava giocando a flipper al bar Rosina di Casaralta, Bolognina.
Non è mai stato del tutto chiaro quello che accadde. La via Ferrarese procede parallela ad una vecchia linea ferroviaria detta ‘il treno della manifattura’. In realtà è la linea della vecchia Bologna-Pieve di Cento che serviva anche le officine Casaralta, costruttrici di vagoni ferroviari, e che trasportava pure le barbabietole delle campagne centesi allo zuccherificio di via Zanardi, quello di cui si vede ancora la ciminiera.
Porrelli, che è ancora piccolo e lontano dall’essere il valoroso allenatore di squinzie del volley femminile, accorre da dietro casa sua ad un forte fracasso e vede un vagone ferroviario rovesciato che gli sembra enorme oltre la sua stessa realtà, e la gente che raccoglie per strada fragole e meloni rotolati da tutte le parti. In realtà il vagone non c’entra nulla con la linea ferroviaria, era trainato da un camion dal quale si staccò il rimorchio, lì dove i binari corrono sulla via Ferrarese, per cui cambia traiettoria e spappolando un’automobile che viene in senso contrario si schianta e si accartoccia sulla barriera che protegge i palazzi davanti al Bar Rosina.
«Lì sotto c’è la macchina del fruttivendolo di San Donato», spiega la gente. E il fruttivendolo resta sotto per più di un’ora perché la rimozione è complicatissima, e la gente sta a guardare la gru finché non emergono i resti di una Fiesta bianca e da un pertugio del rottame esce il fruttivendolo intatto.

«Mé an um sån fât gnìnta!». «Io non mi sono fatto niente!», ci tiene a precisare sprimacciandosi la camicia. Poi entra al bar, dove Borghi del n. 3 gli dice:

«Té, s t an i brîsa môrt stavolta t an môr piò». «Te, se non sei morto stavolta non muori più».

Lui non risponde, solo ordina: «A turévv un cafà. Corretto però!».

Sembrerebbe un episodio marginale dimenticato dalle memorie, io però non sarei affatto d’accordo. Balestrazzi, che si fermò con la macchina a curiosare, perse l’appuntamento con la sua donna, che casualmente scambiò nel frattempo due parole con un conoscente e se ne innamorò. Il conducente del camion conobbe lì nel bar la sorella del cinese della pelletteria, fecero coppia e lui ruppe addirittura con la sua famiglia. La figlia di Borghi del n. 3 approfittò che era uscito suo padre a vedere l’incidente per copulare di nascosto e in fretta col suo boy, che era poi il suo vicino di pianerottolo, e nell’occasione restò incinta, mentre il frutto fortuito che ne sortì giocò in seguito per diversi anni tra le giovanili del Bologna. E via via quindi, le vicende che si interruppero e rinacquero dallo scaturire dell’incidente, si ramificarono e propagarono e ancora si propagano nel tempo fino a modificare occultamente l’intimo assetto di tutto il quartiere e, pian piano e perché no, di tutto il genere umano.
Prova regina ne sia che, da veritiere testimonianze da bar, Fulvio stava per battere il record di durata a flipper, ma il tremendo impatto gli fece fare tilt.

Bombo

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