Quale fu la veridica fine della famosa Équipe Casaralta

Quale fu la veridica fine della famosa Équipe Casaralta

Tempo di Lettura: 3 minuti

Nell’Anno Domini 1987, a settembre, col Bologna in Serie B e Corioni presidente, nasceva l’Équipe Casaralta.
Casaralta. Guerre civili, Dante Alighieri che mette Loderingo degli Andalò all’Inferno.
‘Paciere’ tra Guelfi e Ghibellini, sempre col coltello in mano, Loderingo è fondatore della Compagnia della Beata Vergine Maria dei Frati Combattenti e poi Gaudenti, priore della commenda o complesso di Casaralta dove tre secoli più tardi compare la lapide Aelia Laelia Crispis su una parete della chiesa, misteri di esoterismo ‘templare’. Più tardi fortezza contro gli austro-ungarici, poi area militare, macelleria e deposito munizioni, la Commenda assiste alla crescita industriale, vede nascere le officine Casaralta, la Sasib, subisce i bombardamenti. Poi l’edilizia barbarica nel Secondo dopoguerra. Disciplinati emigrati cinesi, strampalati emigrati dal ferrarese e dal Polesine. Dalla Minganti di oggi, lungo I 52 Camini (il primo insediamento ottocentesco della zona), sul limitare della grande caserma Sani dove c’era appunto la Commenda che oggi non c’è più e avanti fino alla Dozza, lì è Casaralta.
Casaralta, luogo alieno ed informe, si deposita da un tempo carico di una storia via via frantumata, come gettato a caso da un seminatore senza criterio.
All’incrocio tra via Bonvicini e via Ferrarese c’era allora il Bar Rosina e c’è una nuova compagnia, la compagnia dei cinni del bar. Frequentava il bar Rosina anche Ivan Zazzaroni, il noto opinionista, al tempo già inviato del Guerin Sportivo, ma che da giovanissimo aveva ingaggiato epocali discussioni coi più grandi. Per i ragazzi che convergono e si radunano attorno al bar, da via Casoni e da via Jussi, il gestore Cesare Cappato inventa l’Équipe Casaralta.
Lui ha già la squadra amatoriale, ma decide di raddoppiare. Fa tutto quello che va fatto a livello burocratico ed iscrive l’Équipe al campionato Under 16 UISP. Riunisce i ragazzini, assegna i ruoli. «C’è un portiere?». Sì, Bugamelli. «C’è un centrocampista?». Musso. Bussolari lo mettiamo all’ala. «C’è un attaccante?». Sacchi, soccia! Porrelli, che non è ancora il rinomato allenatore di squinzie del volley femminile degli anni successivi, è considerato più tristo degli altri. Lui dice che non è vero, fatto sta che per questo viene nominato preparatore atletico e allenatore.
Di Mario Sacchi, attuale proprietario di questa testata giornalistica e suo vicino di casa dalla nascita, Porrelli dice che «da piccolo era bello come un angioletto». Estate ’87, Porrelli è al mare. Sacchi, che gli è inferiore di età di sei anni, gli manda una cartolina: «Sono ansioso di esordire nell’Équipe Casaralta».
Il terreno è il centro sportivo dell’Arcoveggio-Piscina dell’Arcoveggio, di fronte alle Caserme Rosse. Infatuato dello schema di Perani, che nel 1978/79 aveva sostituito Pesaola rivoluzionando la tattica, Porrelli istruisce i ragazzi inserendo due centrali in linea e un libero, e oltre i centrocampisti due punte. La preparazione atletica si fa correndo lungo il campo da calcio, nella pista d’atletica e fuori, che c’è uno stradello attorno.
Un bel giorno, a preparazione inoltrata, si profila una scena inusitata, che si sostanzia in una scolaresca di ragazze che attraversano e allungano qua e là uno sguardo curioso verso la squadra in allenamento. Per andare alla pista dell’Arcoveggio si entra, c’è un sentiero che va verso il pallone. Probabilmente sono delle pallavoliste.
C’è una pausa generale di sconcerto, si alza un brusio: «Ci sono delle fighe!».
Dal camminamento, invece di tornare indietro verso l’allenatore, i ragazzi vedono la squadra femminile e gli vanno dietro. Nel contempo, le ferree linee idealmente tratteggiate da Porrelli sul campo subiscono come uno sbandamento. Le formazioni si allungano e gli schemi non sono più rispettati. Come falene attratte dalla luce, come stormo di uccelli che subitaneo inverte l’ordine di volo, si disfa e si riforma come guidato da occulta ragione, i ragazzi cominciano piano piano, poi sempre più in fretta, a disertare i ranghi e a seguire il gruppo di quelli che si allenano in corsa e che a loro volta seguono le ragazze lungo il camminamento. Il valoroso Porrelli li vede deviare ad uno ad uno dietro la curva del giardino fino a disparire.
Né più mai da allora e fino ad ora, fratelli, si poté presentare occasione di riparlare dell’Équipe Casaralta!

Bombo 

© Riproduzione Riservata

Foto: it.wikipedia.org