Bonifazi:

Bonifazi: “Tutti coinvolti e motivati per il presente e il futuro, è bello far parte di questo Bologna. Ed è fantastico vivere in una città così”

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Fra i protagonisti rossoblù intervistati durante la 99^ puntata di Bfc Week, l’appuntamento settimanale di Bfc Tv che racconta il Bologna a 360 gradi, c’è il difensore Kevin Bonifazi, rientrato in campo dopo oltre quattro mesi di stop e da qualche settimana titolare al fianco di Lucumí complice il brutto infortunio al ginocchio occorso a Soumaoro. Di seguito tutte le dichiarazioni del numero 14 felsineo, che ha parlato a cuore aperto di sé, della squadra (attesa dall’ultimo impegno stagione domenica sera a Lecce) e del suo rapporto con la piazza.

Un pari prestigioso e meritato – «Quella contro il Napoli è stata una gara difficile contro una squadra di grande valore, lo dice il titolo che hanno appena conquistato. Siamo stati anche sfortunati, abbiamo subito due reti a causa di errori commessi perseguendo il nostro stile di gioco, come peraltro è giusto che sia. Gli abbiamo concesso l’occasione di mostrare quanto valgono, mentre i nostri gol ce li siamo sudati tanto. Credo che complessivamente sarebbe stata una vittoria meritata e concordo col mister, siamo stati noi a fermare il Napoli: il loro livello è chiaramente superiore, lo hanno dimostrato sul campo durante tutta la stagione, ma ai punti in quei novanta minuti avremmo meritato noi».

Identità vincente – «Questa squadra ha un’identità precisa e grande fiducia: in una partita può capitare di andare sotto di uno o due gol ma se credi nei tuoi compagni, come ad esempio in De Silvestri che è entrato benissimo, e in quello che fai, rimani consapevole del tuo valore e ci credi fino all’ultimo secondo».

Giochiamo sempre in casa – «I tifosi ci danno un appoggio importante, soprattutto in trasferta: un paio di volte abbiamo giocato lontano dal Dall’Ara ma ci sembrava di essere a Bologna. A loro va dato grande merito, e a noi va riconosciuto di aver saputo ripagarli con buone prestazioni».

Missione ottavo posto – «Vogliamo rimanere aggrappati alla speranza di finire ottavi: è chiaro che sono tante le squadre che ci contendono quel piazzamento e che si trovano in una migliore posizione di classifica, ma noi scenderemo comunque in campo a Lecce per vincere, cercando di imporre il nostro gioco come abbiamo sempre fatto».

Cadere e rialzarsi – «Per riprendermi dall’infortunio ho affrontato un percorso sia psicologico che fisico molto duro, ho lavorato tantissimo tutti i giorni per quattro mesi e non mi sono abbattuto quando non vedevo risultati. Ho attraversato un periodo difficile che mi ha forgiato, e credo che questo percorso mi stia facendo apprezzare di più il momento di benessere e gioia che vivo ora. Giocare assieme ai miei compagni mi rende orgoglioso, e il giorno dopo la partita non vedo l’ora di riguardarla perché mi piace vederci giocare».

Soddisfazione e dispiacere – «La partita è il prodotto finale e riceve il grosso dell’attenzione, quello che c’è dietro per l’opinione pubblica passa in secondo piano. Noi viviamo tutto il percorso, che in realtà è fatto in larga parte da ciò che avviene prima e dopo una gara: essere parte di tutto questo in uno spogliatoio del genere mi ha aiutato tanto, mi ricordava sempre che io non faticavo per me stesso ma per tutta la squadra. È normale che più passa il tempo più è difficile riprendere consapevolezza, fiducia e forma atletica, ed è stato anche molto brutto dover ritornare in campo all’improvviso a causa dell’infortunio di Soumaoro, ma in generale sono contento del percorso che ho attraversato prima di rientrare perché credo che nella vita tutto serva».

Adama, ti aspettiamo – «Subito dopo il match di Empoli sono andato ad abbracciare Adama e a dirgli che mi dispiaceva tantissimo, poi l’ho lasciato coi suoi pensieri. I primi giorni dev’essere stato sommerso di messaggi da chiunque, lo so per esperienza. Dopo l’operazione è venuto a trovarci e io gli ho consigliato di concentrarsi sugli step a breve termine, di rimanere focalizzato sugli obiettivi da raggiungere fra un mese o due, perché se inizi a pensare che prima di rientrare in campo potrebbero volerci nove-dieci mesi diventa dura».

Bilancio conclusivo – «Credo che il percorso fatto con Sinisa abbia inciso emotivamente sul gruppo, per noi è stato come perdere una persona di famiglia. Io lo conoscevo da ancora prima che allenasse qui, il nostro è stato un lungo percorso. La stagione l’abbiamo cominciata con lui e non era iniziata benissimo, poi c’è stata la forte batosta emotiva e infine è arrivato Motta, che ha dato tanto sia alla squadra che all’ambiente in termini di motivazioni e benzina. Oggi abbiamo una bella identità, è un bel Bologna. La parte amministrativa e quella tecnica vanno di pari passo e c’è tanto coinvolgimento da parte di tutti, il che ti trasmette parecchie motivazioni in vista del futuro. Viene da chiedersi: se malgrado tutto quello che è successo siamo arrivati a competere per l’ottavo posto, dove possiamo arrivare il prossimo anno?».

Feeling con Bologna – «Bologna è una città fantastica. Già prima di arrivare credevo fosse bella, ora che la conosco la mia opinione è addirittura migliore. È vivibile, ben collegata, vitale e piena di giovani. Offre tanto, ci sono un sacco di ristoranti e attività culturali e c’è un bell’attaccamento nei confronti della squadra. I bolognesi poi sono molto educati, quando ti incrociano per strada ti salutano senza essere invadenti o peggio offensivi: può capitare a tutti di fare una brutta partita e chiaramente è successo anche a me, ma non mi è mai capitato che un tifoso me lo facesse presente. Per tutta questa serie di motivi devo proprio dire che Bologna è bellissima e che qui mi trovo benissimo».