Cremonese-Bologna, 40 anni dopo la possibilità di chiudere un conto in sospeso

Cremonese-Bologna, 40 anni dopo la possibilità di chiudere un conto in sospeso

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Cremonese-Bologna non è sfida ricca di precedenti. Ma ce n’è uno, datato quarant’anni tondi, che merita di essere ricordato. Siamo nella stagione 1982/83, primo campionato di Serie B nella storia del Bologna. Cercando in ogni modo di risollevarsi, il presidente di allora, Tommaso Fabbretti, convinse Giacomo Bulgarelli a firmare un contratto come general manager. Come allenatore, invece, optò per una scelta di profilo più basso: si trattava dell’emergente Alfredo Magni, ex bandiera del Como e già tecnico di Brescia e Monza. Non fu una decisione dettata dalla fiducia (lo confermò lo stesso Fabbretti, parlando di Magni come dell’unico mister disponibile su piazza in quel momento) e i risultati confermarono questo clima negativo, carico di presagi. L’avventura di Magni si interruppe alla nona giornata proprio contro il suo Como. Al suo posto fu chiamato in tutta fretta una bandiera della Lazio, ‘il Barone’ Paolo Carosi, uomo ambizioso e non abituato a farsi influenzare, che approfittò di qualche innesto nel mercato di riparazione autunnale per rendere meno squallida la classifica dei rossoblù.
Il 9 dicembre 1982, tre giorni prima di una delicata trasferta a Bari, Tommaso Fabbretti venne arrestato dalla Guardia di Finanza e portato al carcere di Ferrara. Era dai tempi di Arpinati che un uomo legato al BFC non finiva nel vortice della giustizia. In preda ad uno stato di anarchia, senza più alcuna certezza, le sconfitte incalzarono con nuova allarmante regolarità. Nemmeno la scarcerazione di Fabbretti fu accompagnata da miglioramenti sul campo, perché quattro giorni dopo la sua messa in libertà il Bologna venne subito umiliato 3-0 dall’Atalanta. Chi poteva fermare l’emorragia? Non c’era bisogno nemmeno di pensarci. L’unico al mondo che non si sarebbe rifiutato di dare una mano in quella caienna si chiamava Cesarino Cervellati, convocato per la quarta volta in carriera al capezzale del moribondo. Così, a quindici giornate dalla fine, Fabbretti si giocò la sua ultima carta, sapendo bene che dopo quella non gli sarebbe rimasto nient’altro da pescare.
Gli eventi seguirono un disegno prevedibile: vittoria dell’illusione all’esordio col Perugia, pareggio a casa della Lazio e valzer di quattro sconfitte filate. Il 15 aprile, in una situazione ormai compromessa, Fabbretti tentò la classica mossa della disperazione: la presentazione dell’imprenditore Giuseppe Brizzi, un ex capo ultras del Verona divenutone poi presidente, come nuovo fiduciario del club. Era il suo modo per defilarsi da una situazione nella quale ormai il suo nome appariva più come un elemento controproducente. Brizzi era l’homo novus del pallone anni Ottanta, tutt’uno col suo foulard, un sorriso cronico che prometteva riscatto immediato. «Entro due stagioni ve lo riporto in A», annunciò trionfalmente presentandosi col nuovo direttore sportivo Ferruccio Recchia. E qui arriviamo alla Cremonese.
Il 5 giugno 1983 allo stadio Zini si gioca Cremonese-Bologna. I padroni di casa, allenati da Emiliano Mondonico (con Sauro Frutti e Gianluca Vialli in attacco), nulla hanno più da chiedere al campionato, mentre per il Bologna è vitale una vittoria per potersi presentare all’ultima giornata con qualche residua speranza. La ‘Cremo’ però non vuol sentire storie e infligge un irrevocabile 4-0 ai rossoblù, che a fine gara apprenderanno dalla radio l’avvenuta matematica retrocessione in C. È lo stesso scenario, a parti invertite e nella categoria superiore, che potrebbe verificarsi oggi pomeriggio. L’augurio, ovviamente, è che il Bologna si comporti come la Cremonese di Frutti, fermo restando che alla società lombarda va riconosciuto l’enorme e non scontato gesto compiuto alla vigilia della partita: 50 mila euro donati per l’emergenza alluvione in Emilia-Romagna. Chapeau.

Luca Baccolini

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Foto: Getty Images (via OneFootball)