Lamentarsi del brodo grasso

Lamentarsi del brodo grasso

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Potevo aspettarmi qualunque cosa, tranne che una qualificazione in Champions League avrebbe avuto l’effetto di far deprimere (parte di) un ambiente: è quanto successo a Bologna e ad alcuni bolognesi, che a causa del quinto posto ottenuto nello scorso campionato hanno perso di vista la dimensione della loro squadra del cuore.
In questi primi mesi della nuova stagione ne ho lette e sentite di ogni: che il BFC non si è dimostrato all’altezza della Champions e sta andando in Europa a collezionare figuracce; che Sartori ha perso il tocco magico o, in alternativa, che si è trovato le mani legate e non ha potuto fare mercato come avrebbe voluto; addirittura che Saputo avrebbe dovuto aprire i cordoni della borsa e portare in città fuoriclasse all’altezza del nuovo livello raggiunto.
Comincio a smontare tutte queste tesi sottolineando come la squadra, che in Serie A viaggia alla stessa media punti di un anno fa (aspetto tutt’altro che scontato), non ha affatto demeritato in Europa. Purtroppo manca ancora il gol, è vero. Ma chiunque sia consapevole del valore complessivo del Bologna e di quello delle avversarie che si possono incontrare in un torneo del genere, dovrebbe capire che i rossoblù hanno un conto aperto con la fortuna: i ragazzi di Italiano meriterebbero di avere più punti dell’unico raccolto finora.
Riguardo a Sartori, senza dimenticare il lavoro svolto al suo fianco da Di Vaio, non capisco questo incrocio tra sfiducia e memoria corta. L’anno scorso, di questi tempi, giocatori come Kristiansen e Saelemaekers erano molto spesso al centro dei dibattiti per prestazioni al di sotto delle aspettative, mentre Calafiori e Zirkzee non avevano ancora mostrato in toto il loro straordinario talento. Sartori era e resta uno dei migliori uomini mercato d’Italia, ai nuovi acquisti va dato tempo e non capisco come si possa non concedere credito ad un uomo la cui carriera parla da sé.
Infine, il presidente. Criticare o peggio attaccare un uomo che in dieci anni ha portato una società malridotta dalla Serie B alla Champions League, ne ha risanato i conti e permette all’ambiente di pensare solo al campo (aspetto fondamentale che qualcuno si è scordato troppo in fretta!), a mio avviso è inconcepibile. La politica societaria di Saputo, portata avanti insieme all’a.d. Fenucci e mirata a stabilizzare i conti facendo crescere progressivamente il valore del club e della rosa, è quella che ha concesso al BFC di tornare a essere un’importante realtà del calcio italiano e ha regalato a tutti noi un sogno ‘dalle grandi orecchie’.
Quando si rimpiangono i protagonisti della passata stagione e si attribuiscono quasi esclusivamente a loro i meriti della super cavalcata, bisognerebbe anche ricordarsi che quei protagonisti sono arrivati sotto le Due Torri grazie al capitale di Saputo e al lavoro dei dirigenti, persone che sono ancora a Bologna e che ogni giorno operano con professionalità, impegno e, ne sono sicuro, anche un sincero affetto maturato nel tempo, per il bene dei nostri amati colori.

Pepè Anaclerio

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Foto: Alessandro Sabattini/Getty Images (via OneFootball)