Sinisa li ha rivitalizzati tutti tranne uno: all'appello manca solo Skov Olsen, che deve credere in se stesso tanto quanto il Bologna crede in lui

Sinisa li ha rivitalizzati tutti tranne uno: all’appello manca solo Skov Olsen, che deve credere in se stesso tanto quanto il Bologna crede in lui

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Quando Mihajlovic tornò a Bologna per la seconda volta nella sua carriera da allenatore, pose sin da subito l’accento sull’importanza del lavoro mentale che lui e lo staff avrebbero dovuto svolgere su un gruppo sfiduciato e impaurito. Il mister riuscì perfettamente nel suo intento, tanto che a tratti non si poteva credere che a vestire la maglia rossoblù nella seconda metà della stagione 2018-2019 fossero gli stessi giocatori (ad eccezione di Edera, Lyanco, Sansone e Soriano) che aveva avuto a disposizione Pippo Inzaghi.
L’anno scorso, invece, sono stati proprio i calciatori a cercare dentro se stessi quel fuoco che ti fa correre un metro in più, perché il loro condottiero non era a soffrire vicino a loro su una panchina ma su un letto del Sant’Orsola, e dentro di essi è maturata la volontà di combattere anche per lui. Per quanto sia stato un percorso fatto di alti e bassi, non va mai scordato che prima che il campionato subisse una battuta d’arresto a causa del COVID che aveva iniziato a diffondersi anche nella nostra penisola, il BFC era a cinque lunghezze dal sesto posto, un risultato che non sarebbe stato possibile ottenere senza il contributo dell’intero gruppo.
Quest’anno, anche a causa dei tanti infortuni che nella prima parte dell’annata hanno falcidiato la rosa, i rossoblù hanno disputato un girone d’andata a singhiozzo, e gli elementi che già l’anno precedente erano incappati in una serie di prove non all’altezza si sono smarriti ancor di più. Le prestazioni di Skorupski, ad esempio, erano sicuramente influenzate dal poco onorevole record di partite disputate subendo almeno una rete che la squadra stava macinando, ma il polacco è incappato in errori da matita blu che nessun alibi avrebbe potuto ricoprire completamente. Dijks, vittima di un infortunio al piede che continuava a tormentarlo anche dopo mesi di cure specifiche, sembrava non riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel, e quando scendeva in campo era lontano parente del ‘Trattore’ ammirato all’inizio della sua avventura sotto le Due Torri. Lo stesso Sansone, oltre ad essere tormentato da svariati problemi muscolari, è parso convivere per almeno dodici mesi col fantasma del rigore sbagliato contro il Genoa a pochi minuti dalla fine, tanto da diventare irriconoscibile ed essere bollato come un giocatore ormai sul viale del tramonto.
I tre, oggi, sembrano aver ritrovato il sorriso e la sicurezza nei propri mezzi, anche grazie alla fiducia dimostrata nei loro confronti da Sinisa, che non ha mai messo in dubbio la titolarità né di Skorupski né di Dijks, e che dirottando Barrow come prima punta è riuscito, negli ultimi mesi, a far sentire anche Sansone di nuovo al centro del progetto. Proprio il portiere polacco e l’attaccante nato in Germania sono stati due dei protagonisti della recente vittoria contro la Lazio, finora la più prestigiosa della stagione, match nel quale si è rivisto in campo un jolly prezioso come Mbaye, a cui va invece riconosciuta una forza mentale che gli consente di farsi trovare sempre pronto in caso di necessità.
Questa tempra, ormai pare evidente, non è propria di Skov Olsen, il ragazzo a cui Mihajlovic sta facendo più fatica ad entrare nella testa. Il serbo con lui le sta provando tutte, arrivando persino a panchinare Orsolini e a farlo partire più volte da titolare nella speranza di riuscire a infondergli coraggio, ma ad eccezione di qualche sparuto sprazzo di buona tecnica e una discreta abnegazione in fase di copertura, il classe 1999 non ha mostrato granché.
La società ha creduto fortemente in lui e nel suo talento, portando avanti con enorme pazienza una lunga trattativa e arrivando ad investire 6 milioni di euro per il suo cartellino, e Sinisa non gli ha mai fatto mancare le possibilità di mettersi in luce, alternando sapientemente il bastone e la carota, anche a livello comunicativo (nella foto potete ammirare il bastone, dopo una palla persa sabato sera). Eppure il danesino, peraltro frenato da un brutto trauma alla schiena proprio quando pareva sul punto di sbocciare, al momento è l’unico a cui nemmeno il mister sembra essere riuscito a prendere le misure. Ma non è detta l’ultima parola: se Mihajlovic, uomo e professionista abituato a non gettare mai la spugna, riuscirà a toccare i tasti giusti, il Bologna potrà finalmente godersi un talento che sulla carta promette davvero grandi cose.

Fabio Cassanelli

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