Sempre Avanti, 120 anni di imprese sportive

Sempre Avanti, 120 anni di imprese sportive

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Bastano pochi secondi a cambiare a capovolgere la sorte di un uomo: a volte meno di dieci, altre il tempo di un salto o di un colpo ben assestato. Le Olimpiadi appena concluse ci hanno regalato forse la miglior parentesi sportiva di sempre, ridando motivo di orgoglio ad un Paese sempre al di sotto delle aspettative. In occasione della storica doppia vittoria nei 100 metri e nel salto in alto (due imprese avvenute a distanza di dieci minuti ad opera dei meravigliosi Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi) l’indimenticata Sara Simeoni, campionessa olimpica a Mosca 1980, ha dichiarato: «Quando io e Mennea vincemmo le nostre Olimpiadi, a settembre nei centri sportivi si faceva la fila per iscrivere i ragazzi all’atletica leggera». Una speranza, la sua, per un nuovo futuro dello sport italiano, da cui molti giovani sembrano essersi allontanati.
Eppure un tempo lo sport era il pane quotidiano per molte persone, che vedevano nell’attività fisica una grande occasione di riscatto.

A Bologna, già nella seconda metà dell’Ottocento, nacque la mitica polisportiva Virtus, che ancora oggi domina il parquet e forma brillanti atleti nella scherma, e qualche decennio dopo comparve la sua diretta concorrente, la Sempre Avanti. Era il 12 maggio 1901 quando la Società Operaia di Mutuo Soccorso inaugurò la polisportiva, col preciso intento di plasmare giovani atleti provenienti dalle classi popolari della città. Si cucirono addosso i colori della città, rosso e bianco come la loro bandiera su cui campeggiava il sole dell’avvenire, un berretto calcato in testa e i calzoncini blu.

«Dopo quella dell’atto costitutivo – spiega Patrizio Del Bello, attuale presidente della Sempre Avanti – un’altra data cardine della polisportiva è il 1906, anno in cui venne creata la divisione femminile, a dimostrazione dell’attenzione verso la parità di genere». Si fecero così ancor più largo le discipline ginniche, che affiancavano le pratiche di pugilato, lotta e calcio. A tal proposito va detto che nel primo lustro del Novecento, sotto le Torri, erano già due le squadre di pallone, a cui se ne aggiunse una terza nel 1909: il Bologna Football Club. Le tre formazioni cittadine si affrontarono ufficialmente l’anno seguente, nel primo campionato emiliano di Terza Categoria. Il torneo durò appena un giorno e stabilì, senza possibilità di appello, un solo vincitore: il neonato Bologna, che sconfisse le compagini avversarie con punteggi rotondi (9-1 alla Virtus, 10-0 alla Sempre Avanti). Quelle due schiaccianti vittorie imposero una seria riflessione da parte delle partecipanti, e l’anno seguente nel girone emiliano-veneto di Prima Categoria si presentò solo il BFC.

I successi della Sempre Avanti provenivano però da altre discipline, in cui la polisportiva iniziò a competere prima a livello regionale e poi nazionale. Nel 1915 Lo Sport Illustrato, rivista edita dalla Gazzetta dello Sport, dedicò la copertina a Oreste Passuti, atleta della Sempre Avanti che aveva stabilito il primato italiano nel lancio del giavellotto nel 1913 e nel 1914. In quello stesso anno la società bolognese prese parte alla sua prima competizione mondiale, l’Esposizione Internazionale che si tenne a Genova in maggio: parteciparono sia gli uomini che le donne, dando lustro alla città con atleti di spessore e grande vigore.

La polisportiva bolognese del Primo dopoguerra vantava già diversi assi, come Bruno Testoni, prima campione italiano assoluto di lotta greco-romana nel 1919 e poi primatista nei mediomassimi e nel lancio del disco; il già citato Passuti, che confermò il titolo nazionale nel lancio del giavellotto; Armando Sederi, campione italiano nella categoria dei pesi piuma della lotta greco-romana. Infine Cesare Pedini, che nel 1921 si laureò campione italiano nei pesi welter della boxe, mentre Passuti primeggiava nella palla vibrata e Testoni nel pentathlon. Fu Lo Sport Illustrato a coniare per quei campioni la definizione la definizione di «sport-men eclettici».

L’avvento del fascismo impresse alla Sempre Avanti un carattere ancor più radicale: i principi del regime stabilivano che si dovesse competere esclusivamente a livello agonistico, mentre per la Sempre Avanti lo sport era puro spirito partecipativo, aperto a tutti e non solo a campioni da esporre in vetrina. Per i soci della polisportiva si rese quindi necessaria una presa di posizione: aderire al regime, come effettivamente alcuni fecero, o perseguire a schiena dritta per la strada tracciata, non senza ripercussioni. Agli atleti venne vietato d’indossare la classica casacca crociata e di esporre nelle manifestazioni la bandiera col sole dell’avvenire. Furono perciò anni duri per la Sempre Avanti, a cui venne imposta la fusione con la Bologna Sportiva. In questa triste parentesi vi fu un evento altamente simbolico che dimostrò la visione radicale di alcuni della sportiva: il campione di pugilato Aleardo Donati (17 titoli di campione italiano) si rifiutò di passare nei professionisti.

Alla caduta del fascismo e con la fine del conflitto mondiale, Maurizio Saccenti dissotterrò la bandiera nascosta negli anni bui e la polisportiva poté finalmente ricostituirsi con un nuovo Consiglio direttivo e un rinnovato gruppo sportivo, tra cui figuravano atletica leggera, nuoto, atletica pesante, ginnastica, rugby e pugilato. È in quest’ultimo sport che la ‘Sempre’ raccoglierà le più grandi soddisfazioni: nel 1958 Guido Fantoni vinse infatti la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra. Sotto la guida del tecnico Leone Blasi, si formò la generazione d’oro del pugilato azzurro con Dante Canè, campione italiano e vincitore dei Giochi del Mediterraneo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e Franco ‘Checco’ Cavicchi, ‘il Gigante’ che si impose prima a livello nazionale e poi europeo in un match passato alla storia. Era il 1955 e l’incontro per il titolo si tenne allo stadio Dall’Ara, alla presenza di 60 mila spettatori. In una simile cornice non c’erano speranze di vittoria per il tedesco Heinz Neuhaus.

«Quegli anni rappresentarono un periodo glorioso per la Sempre Avanti – racconta ancora il presidente Del Bello –, che per i suoi cinquant’anni di attività, nel 1951, venne ospitata nel Salone del Podestà per dei tornei celebrativi, a dimostrazione del legame con l’amministrazione comunale e del suo prestigio a livello cittadino». Negli anni Sessanta si trasferì proprio all’interno dello stadio, dove proseguì a formare giovani, tornando anche a praticare il calcio, in particolar modo tra i giovanissimi. Particolare fortuna ebbe la sezione judo, che diretta dal coach Fioravante Minelli formò moltissimi atleti, arrivando sul tetto del mondo con Emanuela Pierantozzi, due volte campionessa mondiale e plurimedagliata olimpica, con un argento a Barcellona 1992 e un bronzo a Sidney 2000.

«Quest’anno la Sempre Avanti compie 120 anni – conclude il presidente Del Bello – e negli ultimi mesi ci siamo interrogati su come festeggiare questa ricorrenza, inizialmente pensata con grandi eventi sportivi. Ma visto il periodo abbiamo virato verso una celebrazione storica della nostra società attraverso una grande mostra fotografica: 870 foto che vanno dai inizio Novecento fino ai primi anni Duemila, disponibile da settembre in formato digitale. È un regalo alla nostra cittadinanza». Ad imperitura gloria.

Giuseppe Mugnano

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Foto: sempreavanti.it