Le panchine di piazza Bonazzi (e il 'modello emiliano')

Le panchine di piazza Bonazzi (e il ‘modello emiliano’)

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Nei dibattiti politici succede di sentir parlare del cosiddetto ‘modello emiliano’. Naturalmente nessuno sa che cosa sia di preciso e io stesso, che ne sono un sostenitore abbastanza convinto, pur abbandonandomi in fasi altalenanti a desolati dissensi, avrei difficoltà a spiegarne la peculiarità. Pare si tratti di un certo tipo di rapporto tra cittadino e amministrazioni locali che avrebbe preso le mosse dal ‘municipalismo popolare’ del primo Novecento e avrebbe ispirato la fase di programmazioni regionali degli anni Settanta.
A titolo esemplificativo ci torna d’aiuto un resoconto, un vero e proprio reportage giornalistico dalla zona operativa, realizzato dal nostro valoroso collaboratore Robby Porrelli. In piazza Bonazzi, al quartiere Barca, c’è una serie di panchine poste attorno ad un giardino e rivolte al circostante passaggio della gente. In queste panchine usano sedersi i pensionati del circondario, per la buona abitudine di stare all’aria aperta, prendere il sole e scambiarsi i più vari commenti e considerazioni d’attualità.
È forse istruttivo tenere presente che la figura del pensionato è da noi l’evoluzione della più antica figura dell’anziano, colui che in altri tempi e culture assurgeva a membro del circolo che deteneva il comando sulla comunità di appartenenza, o vi esercitava comunque un’indiscussa autorità morale; e che in tempi di transizione era però stato confinato, presso di noi, in una sorta di marginalità sociale. Finalmente, nel nostro tempo, ecco emergere dal disperso popolo degli anziani questa importante aggregazione, titolata a esercitare pressione politica, detentrice di serbatoio elettorale, financo offerente reddito di ultima istanza alle classi d’età di più teneri sfaccendati.
Bene, in piazza Bonazzi arriva un giorno una squadra di operai della Cooperativa Selciatori che, previo cartello precedentemente affisso, scaravolta l’orientamento delle panchine: qualche architetto dei lavori pubblici ha ben pensato che i pensionati della zona avrebbero meritato una sosta che favorisse più riservatezza, più intimo raccoglimento, perciò l’orientamento delle panchine andava rivolto tutto verso l’interno, faccia all’alberatura e spalle al viavai che circolava.
Non passa un giorno, che una rappresentanza democraticamente designata dei pensionati in questione si presenta negli uffici del quartiere e muove una rimostranza così esattamente articolata:

«A nô an s và brîsa bän che al banchéńni sia vultè a l’indänter». «A noi non ci va bene che le panchine sian girate verso dentro».
«Parché nô avèń da guardèr al cúl dal dòn chi pasän». «Perché noi dobbiamo guardare il culo delle donne che passano».

In capo ad altri due giorni, gli operai selciatori sono tornati ed hanno ripristinato l’orientamento delle panchine. Se qualcuno si chiederà ancora in futuro cosa sia questo fantomatico ‘modello emiliano’, tenga presente la vicenda di piazza Bonazzi, zona Barca, quartiere Borgo Panigale-Reno, Bologna.

Bombo

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